Cento colpi di spazzola (prima di andare a dormire)
di Melissa P.
Roma, Fazi, 2003
Se è stato un approccio per curiosità, ho perseverato nella lettura solo per principio. Il libro, contrariamente alla enorme tiratura editoriale e al battage pubblicitario, ha saputo aggrovigliare in modo accademico e liceale una serie di perversioni minime, proprie di una mente adolescente che sta crescendo e, in qualche modo, si trova a cozzare contro il sesso. Perché infatti non si vede nient’altro che stordimento, lo stordimento di una ragazzina che vuole a tutti i costi sforzarsi ad apparire morbosa dea dell’universo erotico, mentre in realtà le sue descrizioni sono spoglie di qualunque capacità di pathos. Contrariamente a quanto l’autrice abbia affermato, non credo affatto che abbia rappresentato le angosce e le paure di una generazione, dal momento che le esperienze raccontate – vendute per autobiografiche dalla prima all’ultima – sono tanto estreme che dovrebbero necessariamente descrivere una società perversa e cinica. In più, non si può nemmeno dire che valga la pena leggere il romanzo per lo stile. Svilente, scolastico, con tanta paratassi da annoiare e una serie di subordinate solo a livello elementare, tanto per dimostrare l’esistenza delle congiunzioni. I collegamenti sono poco realistici, la morbosità è l’unico tema che collega paure e, sì, qualche volta un pallidissimo tentativo di scavo psicologico, sempre terribilmente limitato. Manca la capacità narrativa dell’ Undici minuti di Coehlo, non esiste traccia dell’innovazione di Schnitzler, né c’è fuoriuscita dal comune: un’immensa banalità. Quindi, qual è la fortuna? Un interesse insano da parte di molti lettori che hanno preferito Melissa a una striscia di cattiva pornografia, oppure una curiosità – ecco il mio caso – meramente stilistica che ha portato come unico risultato un tentennamento del capo e tanta amarezza.
Una stretta di mano va a Melissa che ha deciso di eliminare qualunque dignità “sverginandosi” letteralmente con un libro di pochissimo spessore e privo di risvolti utili, permeato dalla favola a lieto fine che può piacere solo agli ingenui. Un’ultima stretta di mano a chi ha saputo spingere Melissa sulla cresta dell’onda, sfruttando l’eco erotico di parecchi romanzi recenti. Spero tanto che non si faccia venire in mente di pubblicare un altro immondezzaio simile. D’altro canto, se questa è la nascita di una grande autrice, come hanno detto, allora forse l’unica vera e propria salvezza è rifugiarsi nei classici.
Gloria M. Ghioni
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