"Nati due volte"
di Giuseppe Pontiggia
2000, Oscar Mondadori
€10.00 pagg. 232
"Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi".
Comincio a riflettere su quest'opera, certamente difficile da commentare, a partire dalla frase di retrocopertina. Bellissima e intensa, già proietta il lettore nel dramma autobiografico di Pontiggia: il suo secondo figlio, Paolo, con gravi disfunzioni motorie, è il vero e proprio protagonista della vicenda, già a partire dalla sua nascita.
Senza falsi moralismi, Pontiggia racconta le tappe tragiche della sua storia, fino ad arrivare al rapporto con un figlio ormai adolescente, molto più maturo dei coetanei, con una vivacità intellettiva celata dietro alla sua lenta scansione delle parole. Oltre al tema principale, tanti altri avvenimenti vengono inseriti giustamente nel fulcro narrativo: ad esempio, l'insegnamento dell'io-narrante-Pontiggia, i rapporti con i colleghi di lavoro e riflessioni che ne scaturiscono. Con una vena ironica e di mal celato cinismo, infatti, si dipanano dai fatti crudi vere e proprie prese di coscienza sulla ipocrisia contemporanea e, soprattutto, sulla cattiva dissimulazione d'orrore davanti alla diversità. Vivendo in prima persona il rapporto con un disabile, Pontiggia sottolinea quanto spesso l'uomo non è in grado di trattare da pari a pari queste persone, quando in realtà basterebbe aprire il cuore, gli occhi e, ancora una volta, la mente.Molto agevole alla lettura, lo stile di Pontiggia riflette la sua capacità riassuntiva, a tratti persino aforistica - si vedano le riflessioni, lapidarie ma di grande pregnanza -.
Una lettura che non passa senz'altro inutilmente.
Gloria M. Ghioni