"Il Mercante di Venezia"
di W. Shakespeare
Universale Economica Feltrinelli
Milano, 1992 (ristampa luglio 2006)
Traduzione e cura di A. Lombardo
Testo originale a fronte
pag. 195 € 6.00
"Hath not a Jew eyes?". Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase, ormai entrata nel patrimonio comune di citazioni shakespeariane? Quando la pronuncia, Shylock, mercante ebreo, personaggio problematico del dramma, rivendica il diritto d'uguaglianza tra gli uomini e soprattutto sottolinea il suo diritto di vendetta: come i cristiani hanno sputato sul suo mantello e l'hanno disprezzato, ora tocca a Shylock avere la propria vendetta. E la vendetta è crudele: una libbra di carne tagliata vicino al cuore del vero eroe morale dell'intera opera, il mercante Antonio, che s'era indebitato per amicizia (o amore?) dell'amico Bassanio, uno squattrinato gentleman innamorato della bella Portia, signora di un luogo utopico quale Belmonte.
Come è possibile intravedere dal semplice accenno che qui ho riportato, tematiche diverse s'intrecciano, portando in scena ora Venezia - città economica, fortemente violenta -, ora Belmonte - luogo favolistico, ancora portatore del feudalesimo, dove la bella Portia è in palio come premio per il vincitore di una lottery di cui parleremo dopo -. In realtà, le scene non sono separate quanto sembra: al contrario, a cominciare da scelte stilistiche e da invasioni di personaggi ora di Belmonte in Venezia e viceversa, i due mondi sono realtà complementari e, per alcuni tratti, sovrapponibili: la stessa mentalità economica entra in via metaforica nel paradiso di Belmonte ,che ne risulta intaccato.
Se dovessimo applicare un'etichetta a quest'opera, per molti anni è stata chiamata semplicemente "commedia", ma non occorre specificare che l'equazione denaro-vita (la vediamo nella penale come libbra di carne) porta in scena momenti dove il rischio di una morte sul palcoscenico è veramente alto. Anche l'amore, tema per molti anni interpretato serenamente, nell'ultimo atto è reso incerto da una serie di citazioni letterarie d'amori infelici. Dunque, nulla è lieve come si richiede a una commedia. Al contrario, non sembra eccessivo ritenere che il Mercante di Venezia, composto tra il 1596 e il 1598, già annunci la produzione tragicomica dell'ultimo Shakespeare, dove il teatro diventa momento per divertirsi ma, anche, per riflettere.
Gloria M. Ghioni
PS- per i più appassionati lettori consiglio la bella edizione critica della casa editrice Arden, un unico appunto: non c'è traduizione!
PPS - considerando questo un invito alla lettura, non mi sono dilungata in saggi critici che avrebbero meritato di essere trattati. Mi scuso, di conseguenza, con Shakespeare e con i critici che vi hanno lavorato (ringrazio Melchiori, Restivo, Sarpieri, Bloom tra gli altri)
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