Il giudice e il suo boia
“Il giudice e il suo boia”
di Friedrich Dürrenmatt
Milano, Feltrinelli economica, 2005
1^ edizione: 1952
Traduzione di Enrico Filippini
Non solo un giallo, ma qualcosa di più: una critica alla società novecentesca e alla letteratura poliziesca stessa: per tutto il romanzo, breve ma intenso, si percorre senza sosta l’unica debole traccia del vecchio commissario Bärlach e del suo aiutante Tschanz, a caccia dell’assassino di un collega. Per le vie di paesi torbidi, dove si nascondono miliardari in apparenza intoccabili e loschi individui di potere, si dipana il centinaio di pagine di questo romanzo che va assolutamente letto, anche da chi, come me, non è cultore del genere. Innanzitutto, si apprezza l’indiscussa bravura di Dürrenmatt che riesce a non peccare di fretta nella trama, né svilisce lo stile per dar risalto all’azione. Infatti, la struttura è calibrata con attenzione, ma si nasconde dietro a una trama che mantiene suspense e invoglia a leggere il romanzo d’un fiato.
In secondo luogo, non è difficile trovare una critica alla gestione stessa delle indagini, e alla pretesa di personaggi potenti di restare esclusi a priori dalle inchieste. Molto, molto attuale e disincantato.
Si noti, infine, la pregnanza del titolo, calco dell’originale “Der Richter und sein Henker”: già questo è un buon motivo per avvicinarsi alla lettura.
Anathea