Il mistero dentro alla routine
«La boutique del mistero»
di Dino Buzzati
Milano, Mondadori, 1968
Quando Buzzati nel 1968 ha mandato alla stampa questa raccolta, desiderava raccogliere in un’unica sede i migliori racconti scritti fino a quel momento. È dunque chiaro che non ci troviamo davanti a una produzione omogenea, né per cronologia, né per stile, ma è proprio nel contenuto che le narrazioni si incontrano. Tutti i racconti, infatti, trattano un aspetto diverso del mistero (da qui il titolo) nascosto nella quotidianità: a volte sono gli oggetti a celare un segreto, a volte veri e propri mostri magici (si legga, ad esempio, “Il colombre”), o a volte è lo stesso atteggiamento umano a dimostrarsi inaffidabile (una prova su tutte è il racconto intitolato “Sette piani”). Qualche volta siamo davanti a divertissement, come nel racconto “Una goccia”, o a prose liriche, come nel bellissimo “Inviti superflui”.
Quindi, un panorama mutevole che fa della varietà uno dei suoi più grandi elementi di vanto: anche a livello stilistico, i racconti possono durare poco più di un sospiro (un paio di pagine) o essere divisi in sottoparagrafi numerati (come “Il cane di Dio”).
Come sempre, in Buzzati, molti brani si offrono a una doppia lettura, sempre piacevole e degna d’attenzione: una prima scorsa letterale, che permette di godere dello stile sobrio e quotidiano, senza fronzoli ma esatto, e di una seconda lettura più approfondita, volta a carpire (tranne che nei divertissement, come suddetto) un secondo significato. Si intravedono temi sociali, pregiudizi e scoperte, irrazionalità e ipocrisia, amore e coerenza, coraggio e nostalgia… Insomma, è proprio l’universalità dei sentimenti umani ad offrirsi in prova in questi numerosi e accattivanti racconti, ideali da gustare intervallati o in un’unica corsa.
Anathea