Visitatrice a casa propria
La visitatrice
di Maeve Brennan
Milano, Rizzoli, 2005
pp. 109
L'idea e l'intero percorso del libro, pubblicato dal dattiloscritto trovato fortunosamente all'Università di Notre Dame in Indiana, nascono dalla ricerca delle proprie radici: un tema già tante volte trattato, ma non così gettonato negli ultimi tempi. Questo romanzo breve di Meave Brennan racconta in un centinaio di pagine il percorso difficile della ventiduenne Anastasia King che, dopo la morte della madre, fa ritorno nella Dublino d'origine. Ad attenderla c'è la nonna paterna, figura spigolosa, indurita dal dolore della perdita del figlio e poco disposta a perdonare Anastasia, fuggita con la madre a Parigi. E' proprio il difficile rapporto con la nonna, austera e integerrima nelle sue scelte, a far sentire Anastasia come una "visitatrice", desiderosa d'integrarsi nella casa della sua infanzia, ma continuamente rifiutata.
Il racconto viene gestito su un doppio livello temporale: la narrazione, condotta sempre in terza persona, lascia spazio a numerosi flashback, tra loro non correlati, che lasciano riemergere il passato. Non è raro trovare anche significative riflessioni che spesso scaturiscono da un oggetto presente sulla scena o dalle circostanze. A questi elementi, che già contribuiscono a rendere il romanzo una piacevole lettura, si unisce l'uso abbondante di un dialogo verosimile e quotidiano, non privo di interessanti notazioni di costume irlandese.
Non siamo davanti a un grande libro della letteratura contemporanea, come invece sostiene nell'introduzione la traduttrice Paula Fox, ma di certo ci sono elementi che invogliano la lettura: riassumendoli, notiamo lo stile scorrevole, il tema ben eviscerato... e un finale a sorpresa molto poetico!
Anathea