La donna che picchiava duro - Diario di una domina
di Ida Denans
Coniglio Editore
2007, pp. 124 € 12,00
"Non si diventa puttane per desiderio, per vizio e meno che mai per vocazione. Si tratta di una lenta e dolorosa espropriazione del corpo. Nel mio caso essa era iniziata sin dalla più tenera età, quando il mio patrigno, e dopo di lui mio zio, mi avevano violentata. Ero una ragazzina. Anni dopo mi fu proposto di scopare in cambio di soldi. Io accettai. Accettai per via del fatto che non avevo più un corpo".
Questo, a mio avviso, uno dei più energici e tra i più bei passi del romanzo di Ida Denans "La donna che picchiava duro".
Ma non fatevi ingannare dal titolo. Non è uno di quei soliti romanzetti dove si elencano pratiche più o meno brutali e più o meno veritiere solo per il gusto di mettere a nudo le proprie perversioni. Qui il sottotitolo, ancora più del titolo, parla chiaro: "Diario di una domina".
Ida emerge in questo romanzo con racconti crudi, espliciti e trasparenti delle avventure avute come mistress, e con malinconiche, inquiete e pressanti rievocazioni del passato. La Ida ragazzina ritorna prepotente anche laddove la dominatrice sembra, all'inizio e solo per una fuggevole ingenuità del lettore, prendere il sopravvento. Qui la dimensione del reale si fonde con ciò che è più nascosto nella mente dell'autrice.
"La donna che picchiava duro" è il canto liberatorio di una donna che cerca di ritrovare se stessa dopo lunghe umiliazioni e sofferenze. Non di una scrittrice, ma di una donna: Ida.
Ida ha conosciuto un'infanzia segnata da maltrattamenti e violenze. A sedici anni lascia la sua famiglia e si ritrova, pochi anni più tardi, nel giro della prostituzione. E oggi Ida sceglie di raccontarsi in questa sorta di dichiarazione, di confessione pubblica.
Come il suo primo romanzo, "Maitresse Ida", anche questo tratta di pratiche feticiste e sadomasochiste. Un diario personale che ha aiutato Ida, attraverso una ricostruzione delle "sedute" e degli incontri avuti nel corso degli anni, a riappropriarsi - come lei stessa dice - del suo corpo e di un'identità ingiustamente sottratta da anni di violenze, aggressività e umiliazioni.