Ciao Marco,
grazie per aver accettato la nostra proposta e per iniziare insieme questa chiacchierata sul tuo I racconti della balaustra (ecco la recensione).
Come è nato questo romanzo? È stata una lunga gestazione?
Ciao a tutti, innanzitutto grazie per avermi ospitato in questo interessantissimo spazio, che sinceramente non conoscevo, ma che d'ora in poi non abbandonerà la colonna “preferiti” del mio browser..mamma mia comincio con le parolone! Tornando alla domanda, “i racconti della balaustra” sono nati in una notte, con la consapevolezza di essere diventato “vecchio” raggiunta in occasione di una stressatissima giornata a Roma, quando una ragazza mi dette bruscamente del “lei” trattandomi come un pensionato. D'impulso scrissi quello che poi è diventato il primo racconto del libro, e da lì, nell'arco di un'estate, quasi tutti gli altri. I ritocchi finali sono stati poi apportati nell'anno successivo, ma stavo già vagando tra una casa editrice e l'altra in attesa delle giuste sensazioni (chiamiamole così) per essere pubblicato...
Sappiamo che ogni autore mette un po’ di sé nelle proprie opere e, a maggior ragione, si scopre se scrive un romanzo autobiografico. D’altra parte, nessun lettore può capire dove ci sia realtà, e dove finzione. Quanto Marco-protagonista e narratore è anche Marco-scrittore?
Come ho già fatto capire con la risposta precedente, lo spunto vede protagonista il vero Marco. Quello scrittore affiora lentamente, operando come un artigiano che mette insieme frammenti di storie appartenute ad amici, ad amici di amici e così via, creando un apparato narrativo che portasse i protagonisti della balaustra, ovvero Tony, Pitta, Ventata, il Maso, il Pastore e gli altri a vivere tutte le storie, in un arco di tempo “allargato” agli ultimi quindici anni che mi ha permesso di raccontare una generazione, quella dei trenta-trentacinquenni che si ritrovano sempre nei soliti giri, con persone intorno sempre più giovani, fino a chiedersi “che cosa ci faccio qui”...o magari qualcuno tra loro non vuole chiederselo.
Leggendo il tuo libro, è facile per le nostre generazioni che hanno vissuto appieno gli anni ’90, da bambini o da adolescenti, riconoscere musiche, slang e altri elementi irrinunciabili di quel periodo. Pensi che questo background così ben definito possa incuriosire gli adolescenti di oggi, o i lettori ideali sono soprattutto i tuoi quasi coetanei che si bevono una sorsata di ricordi?
L'inserimento di elementi di riferimento precisi che dessero al lettore la possibilità di una immersione a 360° nella narrazione è una caratteristica dei miei scritti, che ho continuato ad utilizzare nel mio nuovo libro (ma di questo ve ne parlo più avanti!). Penso che sia un valore aggiunto anche per chi ha un'età diversa dai protagonisti, in fin dei conti film sugli anni '70 o '60 sono apprezzati se i protagonisti vestono come all'epoca e ascoltano musica del tempo, dunque ho trasferito le sensazioni che queste ricostruzioni erano capaci di dare nel mio piccolo libro, sperando di battere la concorrenza di ipod e psp...ma so che è dura. Ho fatto fatica a propormi tra i giovanissimi, vedono i libri e pensano a quelli di scuola...me l'hanno detto per battuta ma forse per loro è un po' così.
Si crea spesso un rapporto conflittuale o di cameratismo con i propri personaggi. Cosa ne pensi?
Io amo molto i miei personaggi, tant'è vero che faranno parte di una trilogia di cui “i racconti della balaustra” costituisce solo il primo capitolo. A Natale uscirà il prossimo, “Il mare in fondo alla strada”, nel quale scopriremo le origini dello strano gruppo di amici che si ritrova sul lungomare. Nel prossimo, “I racconti del pannolino”, li troveremo alle prese con neonati urlanti e mogli dittatoriali, e...ci sarà da ridere.
Spesso ognuno di loro rappresenta una parte diversa di me. Tony più pigro e meno riflessivo di Marco, il Maso più casinista, il Pastore più impulsivo, e così via. Li utilizzo per dire e fare cose che magari messe in bocca al semplice narratore risulterebbero meno divertenti o meno interessanti per il lettore. Spero di esserci riuscito!
Nessuno dei tuoi amici s’è riconosciuto, nonostante lo pseudonimo? Vuoi raccontarci qualche reazione?
La prima mail che ho ricevuto è stata quella de “l'avvocato”, un membro del vero gruppo della balaustra che si è arrabbiato per non essere stato citato. Ho dovuto fare delle scelte. I racconti giravano già tra noi prima della pubblicazione, e al momento fatidico ho chiesto se qualcuno voleva che cambiassi lo pseudonimo, col quale abitualmente ci apostrofavamo in quel periodo. Quasi tutti hanno voluto che lo mantenessi, perché in fondo volevano che tutte le riflessioni figlie delle strampalate avventure che racconto venissero rese pubbliche, perché secondo loro era importante provare a condividere questa sensazione di “stare sul bordo dell'onda” che si prova quando si fa parte di un movimento ma non se ne condividono pienamente gli orientamenti. L'episodio più bello è accaduto alla prima presentazione, a Livorno: il vero Yuri ha alzato la mano e ha chiesto, nel silenzio della sala “ma lei si è ispirato a qualcuno in particolare per il personaggio di Yuri?”. Tutti sapevano che era lui, e le risate hanno fatto quasi cadere i libri dagli scaffali.
Pensi che sia possibile avere un seguito del romanzo, o le avventure di Marco e dei suoi amici sono finite con l’ingresso all’età adulta?
Come ho anticipato nella risposta precedente, il prossimo libro sarà un “prequel” (altro parolone), nel quale per la prima volta l'amore si affaccia nel mondo ancora vergine degli adolescenti Marco, Tony, Maso e Bitta, mentre per il futuro...sto scrivendo e vi assicuro che la fase “pannolino” è veramente esilarante! Abbiate pazienza e vedrete...
E ora, qualche domanda più personale. Come si coniuga la tua professione d’ingegnere alla scrittura? Tanti esempi illustri prima di te ce l’hanno fatta brillantemente (dobbiamo scomodare il grandissimo Gadda?).
Lasciamo stare i grandissimi...io sono molto contento del mio lavoro, soprattutto adesso che sono riuscito ad organizzare i miei impegni in maniera più indipendente rispetto al passato. Svolgo infatti la libera professione, e questo mi consente di avere tempo per me. Sembra un paradosso, ma riuscivo a scrivere molto di più prima, quando facevo il pendolare e passavo tre ore al giorno in treno! Tutti gli altri passeggeri mi conoscevano, e qualcuno mi chiedeva anche “a che punto sei?”. Comunque penso che sia uno svago bellissimo, che riesce a distrarmi dalla aridità di alcuni compiti esclusivamente tecnici. Io per lavoro faccio conti e per passione scrivo...mia moglie è laureata in lettere e consuma tonnellate di SUDOKU! Ci deve essere un senso in tutto questo...ps io non sopporto il sudoku!
Noi ci siamo conosciuti a Belgioioso, alla fiera dei Piccoli editori in mostra. Bene, ho visto che hai accompagnato il tuo libro in molte fiere: come è stato?
Ogni fiera è un'esperienza a sé. Devo dire che più che il numero dei libri che si vendono, parametro peraltro importante, soprattutto per l'editore, è fondamentale l'insieme dei contatti personali che si sviluppano. Ad ogni fiera si conoscono un sacco di persone, giornalisti, lettori preparati, lettori sui generis, editori un po' folli, assessori in cerca di iniziative per i loro comuni sperduti, aspiranti scrittori alla ricerca dell'editore per i loro manoscritti...avrei mille aneddoti divertentissimi. Forse un giorno diventeranno libro, è un progetto a cui sto pensando col mio amico e collega (sia ingegnere che scrittore) Fabrizio Altieri. Ah mi raccomando, diffidate di lui, è pisano!
E ora che bolle in pentola? Un nuovo romanzo? Vuoi anticiparci qualcosa?
Vi ho già detto tutto....non resta che invitarmi sul sito o nella zona di Pavia per presentarvi il mio nuovo lavoro! Per quel poco che ci sono stato ho apprezzato molto la gastronomia! Se poi volete provare un po' di pesce, venite a Livorno a trovarmi!
Molte grazie per la tua gentilezza, e a presto!
Gloria Ghioni