Charles Dickens
Mondadori 1997
Edgar Allan Poe dichiarò di avere una grande ammirazione per Charles Dickens. Secondo lo scrittore americano, il collega inglese sapeva raccontare storie che accontentavano il pubblico dai gusti più sofisticati, compiacevano i critici e allo stesso tempo conquistavano la grande massa di lettori che, mese dopo mese, seguivano le puntate delle avventure degli improbabili personaggi dickensiani. Se oggi, infatti, l'edizione del libro conta poco più di mille pagine, nel 1836 iniziò a essere pubblicato in due, tre o quattro capitoli al mese, per arrivare alla conclusione soltanto un anno e mezzo dopo. La perfetta sintesi delle qualità di un romanzo a puntate fatta dal commediografo Charles Reade "Make them laugh, make them cry, make them wait" si adatta precisamente a ciò che Dickens è riuscito a creare in tutta la sua carriera. Il Circolo Pickwick è una saga costruita intorno al personaggio di Samuel Pickwick, uomo anziano e benestante, fondatore e presidente del circolo omonimo, che parte per un viaggio nell'Inghilterra rurale inseguendo il suo ideale filantropico di 'ricerca'. Accompagnato da tre fedeli giovani affiliati al circolo, Snodgrass, Winkle e Tupman, Pickwick si immerge nella campagna, ben presto trascinato in un'infinità di guai e imprevisti.
La descrizione del variopinto patchwork di personaggi è l'aspetto a prima vista più raffinato di questo affollato romanzo, tanto zeppo da convincere Dickens a stilare un vero e proprio elenco di nomi a inizio libro, chissà, forse anche per rendere subito visibile la mole della sua fatica. Al di là del sottile umorismo trascinante e paradossale che caratterizza ogni pagina, il sostrato d'ironia pungente emerge soprattutto quando i pickwickiani si trovano coinvolti in un processo giudiziario e vengono sballottati dalle grinfie di astuti azzeccagarbugli nelle desolate celle della prigione di Fleet Street. I trascorsi famigliari di Dickens hanno di certo preso il sopravvento in questa narrazione dal sapore persecutorio.
M'immagino Dickens intento a forgiare le sagome dei personaggi, una a una, nel suo laboratorio, sogghignando nell'aggiungere un naso sporgente qua, una pancia esagerata là, preso talvolta da un sadismo sistematico, talvolta da piglio paterno. Poche volte capita di sentire la mancanza dei protagonisti di un libro quando se n'è terminata la lettura. Di certo questo è unanimemente un caso in cui ciò accade.