Ciao Omar,
grazie per questa nostra chiacchierata virtuale. Vediamo di approfondire qualche aspetto della tua opera, I Mascalzoni, e di lasciarci andare a qualche curiosità tra amici letterati.
Come è nata l’idea di ambientare il libro a Cantù?Cantù è la città dove vivo, dove sono cresciuto, dove ho avuto le mie prime esperienze amorose, la città che più amo (al pari di Como). A Cantù ho conosciuto la vita di strada e per questo ho avuto modo di prender spunto per il titolo del romanzo. Nonostante questo tengo a ribadire che in quanto a ordine e brave persone, Cantù è una città modello.
Scrivi in apertura che è tutto frutto di fantasia: neanche un fatto di cronaca o un racconto di amici ha aiutato la storia a nascere?
La storia nasce da vari spunti, la mia vita in strada è uno spunto, il mondo dell’alta finanza che per me è assolutamente marcio è un altro spunto. Effettivamente gli spunti sono reali ma la storia è frutto della mia fantasia. Ho un pallino però, un’utopia che è quella di poter svelare i retroscena di ciò che sta dietro al denaro e il potere, per questo la seconda metà del libro ha questo risvolto.
Come consideri la figura del Grosso: è portavoce delle cattiverie che hai già trovato in letteratura o nella cronaca, o è un unicum davvero solo narrativo?
Il Grosso è la sagoma che abbiamo davanti tutti i giorni e che ci fa venir rabbia solo a guardarlo. A però un lato onesto: Melissa.
E la dolce Melissa? È spettatrice incredula o davvero ingenua davanti ai crimini del compagno?
Melissa è la ragazza dei miei sogni e l’ho inserita per un mio scrupolo rendendo un po’ inverosimile la storia d’amore tra lui e lei. Come si suol dire “a fianco di un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Melissa è innamorata ciecamente del Grosso.
Ho più volte sottolineato nella mia recensione che il tema sociale è decisamente padrone della narrazione: trovi che la letteratura abbia anche al giorno d’oggi un compito di denuncia? E, soprattutto, come si pone Omar davanti alla cronaca desolante che ascoltiamo giornalmente in tv?
La letteratura deve esser concepita dall’ispirazione dell’autore e non mancheranno di certo scrittori che denunciano i fatti di cronaca nei loro libri. La tv non la guardo neanche più, è solo uno spettacolo macabro che non vale la pena di osservare. Purtroppo non è solo spettacolo ma anche realtà, quindi si diventa più guardinghi, si ha paura ma si ha anche l’occasione di difendersi e reagire a questi fatti.
Credi che la letteratura possa riscoprire addirittura una funzione didascalica?
Sicuramente si, spesso abbiamo già tutto sotto agli occhi, non resta che descrivere.
Visto che ci siamo conosciuti a Belgioioso, in occasione della mostra Parole nel tempo, qual è il tuo rapporto con le fiere librarie?
Era la prima volta che ne vedevo una, devo dire che è stata però un’esperienza magnifica ed utile. Mi ha aiutato a capire quanta mole di libri vengano pubblicati e anche quante persone amino gli stessi libri.
Bene, domanda di rito che rivolgo a tutti i nostri autori: hai un nuovo romanzo in fase d’elaborazione? Vuoi anticiparci qualcosa?
Ho più di un lavoro nel cassetto, però non voglio anticipare nulla.
Che cosa vuoi aggiungere?
Voglio ringraziare Gloria per il suo lavoro e per l’occasione che mi ha dato per esprimermi ancora una volta. Purtroppo alcune situazioni provocano ingiuste discriminazioni.
Grazie mille per la collaborazione, e a presto. Buona fortuna.
Gloria M. Ghioni
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