H. Hesse
Klein e Wagner
1919
trad. di Francesca Ricci
edizioni Newton
pagg.90 ca
Mi arrogo l'onore di augurarvi a nome di tutto lo staff di Critica Letteraria un felicissimo 2oo9, che possa farci dimenticare i dolori e le meraviglie dell'anno appena trascorso e proporci nuovi momenti, migliori di quelli precedenti ed il tutto in una ritrovata ottica di rinnovamento e progresso personale. Però sarebbero tutte parole sterili e prive di solide radici se non le accompagnassi all'invito alla lettura delle righe di uno dei più grandi narratori del Novecento, che mi permetto di commentare per voi lettori. L'edizione che mi è capitata tra le mani è ormai fuori commercio da parecchio, ed io stesso l'ho reperita in una libreria dell'usato; non credo però che sarà difficile trovare questo splendido pamphlet narrativo antologizzato tra le opere maggiori dello scrittore tedesco. Entriamo però ora nel vivo della questione. Il titolo, per chi mastica il tedesco, espone ad una prima vista un primo dissidio interno alla vicenda: Klein, corrispondente tedesco dell'italiano "Piccino", e Wagner, il grande compositore romantico, coinvolto fino alla collottola in un titanismo eroico e imponente come in un quadro di Turner. Da qui lo scisma interiore del protagonista che dà vita a tutta la trama: conquistarsi una vita grande ed imponente o lasciarsi relegare nel ruolo di semplice spettatore del mondo? Abbandonarsi alla maschera di felicità dell'uomo borghese o gettarsi senza ritegno nei propri desideri e istinti più profondi? L'incipit, a scanso di equivoci riassume brevemente ciò che era stata la vita dell'impiegato Klein fino al momento dell'esplosione di questo dissidio, l'istante del divorzio (e scusatemi se vado a scomodare il signor Catullo!) è impulsivo e liberatorio allo stesso tempo, una reazione troppo a lungo repressa che si fa strada a calci e pugni nella mente frastornata del protagonista. Ma, nel treno che lo porta via e nei luoghi che toccherà a sud della sua Germania, riacquista lo stato di lucida calma, in un viaggio che è un semplice trasferimento di ambientazioni, nel moderato processo di consapevolezza dell'essere (e qui fa capolino, in quell'attimo prima di leggere la parola successiva, il signor Kundera e non senza ragione...) in un limbo. Una situazione di equilibrio instabile, dove basta poco per far pendere l'ago della bilancia del raziocinio umano in un senso o nell'altro. Klein, come sottolinea Hesse in una forma strana di affettuosa paternità, lotta con il suo demone. E chi non si ricorda il demone socratico? Quella coscienza interiore, lo spirito guida di ognuno di noi che in teoria dovrebbe scortarci verso i lidi migliori, gli anfratti più sicuri dei nostri compotamenti? Il demone che in questa sede si combatte è la coscienza borghese ordinaria che porrà le basi del capitalismo moderno. Gli istinti primordiali, l'uomo che baratta la libertà con la sua sicurezza... Sarà anche da questa fonte che avranno attinto le loro ideologie Max Weber ed Herbert Marcuse? Io dico di sì. Le conclusioni che trae Hesse sotto le mentite spoglie di Klein sono sorprendenti. Finalmente qualcuno che oltre a porsi problemi è capace anche di risolverli! Partendo dalla generale condizione di debolezza dell'uomo in contrasto alle teorie correnti del più superomista Nietszche, la lunga e dolorosa e difficoltosa disamina interiore approda a... Non vi rivelo il finale e la soluzione sospesa di una querelle apparentemente senza fine, ma l'occasione a questo punto mi è ghiotta per invitarvi sia a leggere queste stupende pagine dense di riflessioni pregnanti che si dinoccolano tra monti, laghi , casinò e tre donne diverse; sia a non rimanere imprigionati nella gabbia del perbenismo, dell'esasperato rispetto delle regole fin quasi a perdervi in una maschera che non nasconde niente. Ma non nasconde niente perché dietro di essa è scomparso l'individuo a favore del personaggio plasmato dalla società, come l'armatura vuota del "Cavaliere Inesistente" del signor Italo Calvino. E allora che questo 2oo9 possa darvi l'occasione di ritrovare il vostro "sé" impalpabile e trascendente, a scanso di ogni ipocrisia o plagio dettato dall'esterno, nella consapevolezza del bisogno estremo di rinnovamento del mondo nel quale viviamo. Una società più autentica è possibile, questa è la nostra sfida.
Buon 2oo9 da tutta la redazione!