Le metamorfosi impercettibili della vita
Trasformazioni invisibili
di Anthony Colannino
Potenza, Arduino Sacco Editore, 2008
€ 12.00
Pagg. 89
È lo stesso titolo, così appropriato, a introdurci nell’insolito mondo di questo giovane autore romano e dei suoi personaggi. Un mondo difficile da sondare, quasi irraggiungibile ai più insinceri: la sfera delle proprie emozioni, e le sofferenze che non straziano, ma spesso logorano per assuefazione. E per addentrarsi in questo difficoltoso cammino, Anthony Colannino sceglie una via controcorrente: tramutare la tipica paratassi del Duemila in una combinazione di lessico alto e arcaismi poetici. La commistione è talmente forte, specialmente nella prima storia, da rendere difficile una definizione strutturale. Ma non importa: dopo il primo sconcerto, ci si affeziona all’apatica protagonista di “Il sogno e la ragazza” e ci si incuriosisce, desiderando per lei un vero risveglio dall’atarassia che s’è autoimposta. Non mancano riferimenti simbolici forti, al punto che sembra procedere per metafore che porteranno a una maggiore coscienza di sé.
E non meraviglia che, dopo un tema particolarmente intimistico e personale, con il racconto lungo “Metamorfosi” l’autore si dedichi a una storia d’amore, vissuta da due personaggi volutamente siglati, A e B. D’altra parte, questa scelta potrebbe anche essere una voluta spersonalizzazione, per lasciare nell’indefinito una storia comune, e portarla ad exemplum.
Viene ripercorsa la parabola della relazione tra i due ragazzi, dall’estasi dell’innamoramento alla scoperta lacerante delle diversità, fino all’infelicità e all’incapacità di amare ancora. Quando le loro strade sembrano definitivamente divise, accade tuttavia l’insospettabile: una mattina, il ragazzo si sveglia e non si riconosce, nonostante nessuno tra amici e parenti noti il mutamento. L’unica soluzione è rivedere B, sperando che lei lo riconosca. Non voglio qui anticipare altro, se non la scelta di uno stile più svelto e quotidiano, senza picchi stilistici particolari, né grovigli sintattici: al contrario, è la trasparenza della forma, nonché gli spazi bianchi che separano i paragrafi, a permettere la linearità della narrazione. Tornano anche omaggi a temi tradizionali della letteratura, come lo specchio di moraviana memoria, dove si manifesta il sentimento d’alterità davanti alla propria immagine.
Il terzo racconto, “Francesco e Paolo”, presenta una vicenda singolare, ovvero Francesco sente dalla nascita di essere stato separato da una parte di sé che solo con la morte potrà ritrovare. A tratti commovente perché connotato da un’estrema sensibilità, questo brano di poche pagine colpisce nel segno.
Una forte critica sociale caratterizza “La puttana”, ultimo vero e proprio racconto: ogni giorno una prostituta va a ripararsi nel bar di Arturo, a causa della pioggia. La sua fragilità spinge il barista e un cliente a discutere della condizione delle prostitute in Italia: solo luoghi comuni, e un apparente buonismo che, scopriremo alla fine, sarà smentito dai fatti.
A queste storie si aggiunge, in coda, una singolare “Ballata di personaggi nell’ora di libertà”: in una rivolta che ha un forte gusto pirandelliano, i personaggi dei diversi racconti si ribellano all’autore, riscattano la propria libertà ed agiscono violando le leggi del racconto. Anche se non è una trovata nuova, è certamente una conclusione inaspettata e godibile. Originale infine è la scelta di anticipare ogni racconto con una fotografia (scattata dall’autore), di cui viene sempre precisata la data e il luogo.
Come emerge da questi assaggi che ho volutamente proposto senza approfondirne le trame per non rovinare la sorpresa, quest’opera denota versatilità e maturità al tempo stesso.
GMG