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Evasioni letterarie
Istituto Superiore "A. Volta"
Sede Casa Circondariale di Pavia
Evasioni letterarie. Pagine nate nella notte, dentro un carcere
OMP Edizioni, Pavia 2009
€ 7.00
Codice ISBN: 978-88-95762-07-4
Quando ci si accosta alle prime pagine, qualcosa accade. Nel momento in cui le sbarre si richiudono con il loro rumore stridulo, metallico, si aprono le porte di quel mondo che sempre resta privato, inespugnabile. Questo è il primo approccio a Evasioni letterarie, antologia di poesie, prose e riflessioni che i carcerati pavesi hanno scritto sotto la guida delle professoresse Elena Roveda e Anna Zucchi.
Rinunciando alla loro ora d’aria, i detenuti hanno proposto per iscritto i loro sentimenti, secondo la spontaneità di quella nuova prospettiva che è il carcere, dove non esistono più le maschere della vita quotidiana, né le scuse per non guardare in fondo a se stessi e capirsi.
Si crea un silenzio attorno, pronto a farsi occupare da nuovi rumori, a noi sconosciuti, ma non incomprensibili. E iniziano a liberarsi le tante vite che qui scrivono di sé con la forza con cui, notte dopo notte, accettano la solitudine delle blindate. Che solitudine, poi, non è. Come potremmo credere, non è però la presenza dei compagni di cella ad alleggerire la nostalgia, ma gli affetti più antichi della famiglia d’origine, di quella madre le cui «cinque lettere [del nome hanno un] suono semplice, ma allo stesso tempo forte ed eterno», come scrive Luca Calajò. La madre che ama senza riserve il figlio, benché sia finito in carcere, ma anche la madre che non può essere raggiunta. Il dolore del figlio, dunque, è proprio quello di non poterla consolare, né soccorrere nelle piccole necessità quotidiane, come scrive G.S.:
Vola il pensiero di quel figlio
Che non c’è
E lunghe le ore sulla tua sedia, scandite da un tic-tac eterno.
Se avrai sete
Non sarò lì
A riempire il tuo bicchiere,
se avrai fame
non sarò lì
a cucinare il tuo piatto preferito.
Oggi questa cella è prigione per me
Ma ancor più segrega la tua anima,
nega la tua volontà e soffoca il tuo respiro.
A pagine commosse per l’affetto della madre, è interessante notare che non corrispondono pensieri al padre. Non serve, d’altra parte, ricorrere alle teorie freudiane (poi riprese, ad esempio, da Erich Fromm nel suo notissimo L’arte d’amare) per ricordare che l’amore di una madre per il figlio è totalmente disinteressato, viscerale e disposto a resistere anche davanti alle più cocenti delusioni. Al contrario, l’affetto del padre è un percorso in salita, qualcosa che il figlio deve meritare. E, forse inconsciamente, questi uomini credono che le sbarre del carcere abbiano segnato una separazione decisiva e irrimediabile.
Ci sono poi, come un filo rosso che lega i percorsi più diversi, gli affetti più recenti delle compagne, a cui sono indirizzate lettere piene d’amore o dedicate poesie. E, se il rapporto è stato minacciato e minato definitivamente dalla prigione, come per Vincenzo Dalia, non viene meno il sentimento, riconvertito in affetto verso la figlia nata dal matrimonio.
Le compagne e i figli dei detenuti portano luce nell’asettica stanza dei colloqui. È questo uno dei momenti di maggiore libertà, almeno emotiva. Grande è l’attesa, un’attesa che G.S. non teme di mettere a nudo con la sua efficacissima cronaca, mossa come se fosse un discorso tra sé e sé. A nulla vale riproporsi di restare calmo e fissarsi nella mente cosa raccontare al figlio e alla compagna: tutte le fantasie sono dissolte da quel nodo in gola e da quell’urgenza di parlarsi, abbracciarsi e riconoscersi che ogni volta rendono l’incontro indimenticabile, avulso dalla prigione. In una parola: libero.
Questo è proprio solo un assaggio delle svariate tematiche che attraversano la raccolta, organizzata secondo una sorta di glossarietto d’emozioni, in ordine alfabetico, che vedono succedersi parole quali ‘Amicizia’, ‘Amore’, ‘Matrimonio’, ‘Felicità’, riequilibrate dal gravoso ‘Avvocato’, dalla rimata ‘Robin Hood’, dall’inevitabile ‘Nostalgia’, ma anche dal tormento pavese delle ‘Zanzare’.
GMG
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Evasioni letterarie ha debuttato al Salone del Libro di Torino. Anche Critica Letteraria c'era! (nella foto, da sinistra: Prof. Giuseppe Polimeni, Gloria M. Ghioni)
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