Tesi sull'esistenza dell'amore
Torben Guldberg
Longanesi, 2009
L’incontro con una letteratura straniera è sempre un’occasione di scoperta: e questo vale particolarmente per la narrativa nordica. Non voglio scadere in eccessive generalizzazioni, ma una cifra caratteristica che ho rintracciato in tutte le mie letture nordeuropee è l’abilità originalissima di mescolare realismo e magia, ma anche la capacità di contaminare la narrazione di citazioni culturali (che possono di volta in volta rimandare alla filosofia, alle arti figurative, alla letteratura o alle scienze naturali) con tale, leggera naturalezza che il lettore non può non accettarle come parte integrale del corpo-romanzo.
Questo avviene anche in Tesi sull’esistenza dell’amore, esordio letterario dell’attore danese Torben Guldberg (classe 1975), in cui questa contaminazione resta palpabile e piacevolissima nonostante la frammentarietà obbligata dalla struttura a cornice.
L’Esistenza dell’amore è un romanzo d’esordio, ma mostra una personalità spiccata e matura, un amore per le storie preziose ed emblematiche e, presupposto immancabile, il piacere di raccontarle.
Cominciamo con un narratore atipico: ovvero un narratore immortale, che ha avuto una giovinezza ma è bloccato ormai da anni in una vecchiaia stanca e piena di misteriosi rimorsi. Inoltre, incontriamo il nostro narratore proprio nel momento in cui sceglie di non narrare più: “Per più di trecento anni avevo vagato di paese in paese raccontando storie d’amore. E adesso era come se non facessero più presa. (…) Invece di raccontare le storie, cominciai a cercarle e ad ascoltare.”
Ecco cos’è Tesi sull’esistenza dell’amore: una raccolta di cinque storie, una per ogni secolo a partire dal ‘500, che il nostro misterioso e immortale ex-cantastorie raccoglie, per sé e per noi.
Sono storie d’amore, ma se cercate favole cortesi e romantiche rimarrete di certo delusi. È proprio questo che spinge il nostro narratore: carpire nella cangiante mutevolezza dei secoli un segreto che cambia con loro, quello dell’amore. Amore che è una partitura musicale talmente straziante da commuovere gli eserciti, o il volto sempre diverso (o sempre uguale?) dei dipinti di un marinaio-pittore, amore che è luce da studiare, o la passione per la filosofia di chi crede di poter fare ciò che pensa, o merce che ti schianta nel momento stesso in cui capisci che ha un prezzo.
C’è moltissima musica, e moltissima filosofia in questo romanzo, ma tutto scorre fra le righe come un vortice troppo umano per farsi imbrigliare. Tesi sull’esistenza dell’amore è un ottimo romanzo: uno dei pochi che, alla fine di una lettura appassionata, ti lascia l’impressione vivissima di esserti arricchito come essere umano, di aver capito qualcosa in più su ciò che sei.
Dopo pagine di risposte, la domanda resta: “Cos’è che manca?”. Cos’è l’amore? Come è possibile trovarlo e capirlo nel mondo che circonda? La proposta del narratore è talmente semplice da lasciare spiazzati, e non ve la dico: vi invito a scoprirla, dopo quattrocento pagine da leggere tutte d’un fiato.
Laura Ingallinella
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