di Gianfranco Cambosu
Fratelli Frilli Editori,
306 pg., 12.50 euro
Che cos'è l'Assurdo in una Sardegna fredda, bigia, e petrosa, quasi lombarda per il clima di neve?
Il thriller di Gianfranco Cambosu, Pentamerone barbaricino, risponde a questa domanda raccontando una storia che contiene tante storie, tanti racconti personali, quasi dolorose e aspre confessioni, nel clima inesplorato ai più di una Sardegna interna, oscura e notturna.
Una banca da rapinare in un paesino sardo arroccato sulle montagne. Una banda di rapinatori che sono pastori, contadini, gente disperata. Una rapina che va storta. La sparatoria nella banca. I rapinatori che restano intrappolati nell'edificio. Hanno due ostaggi: un impiegato magro e ferito, una donna, giovane e medico. E qui comincia la vera storia.
Per quanto tempo potranno restare in quell'atrio freddo e in quegli uffici? Per quanti giorni, braccati dalla polizia che li sorveglia? Quando la promiscuità indesiderata con gli ostaggi e la stanchezza, e l'incertezza, si muteranno in sfinimento, fastidio e nevrosi? E in quel momento che cosa succederà?
Non si può stare per molto tempo in promiscuità forzata. Non si può stare per molto tempo nella tensione nervosa, nell'incertezza. Bisogna trovare un rimedio per sciogliere i nervi, per sopportare la vita. Allora bisogna raccontare. Ogni sera un personaggio del libro racconta una storia, in un rituale del racconto che presto si cristallizza e si fa liberazione, l'unica, vera e attesa, per Cadena e Tinteri, i due rapinatori.
Le storie narrate in cinque giorni.
E così scopriamo racconti che sono confessioni, che sono fili dispiegati, scioglimenti di pianti a lungo trattenuti, occlusi nelle viscere più profonde, e infine liberati nella tensione, nell'onestà del comunicare. Come i personaggi del Decameron (qui infatti è un Pentameron), anche i protagonisti del romanzo di Cambosu tentano di sopravvivere ad una qualche peste, ma è una peste più geniale, che uccide per tutta la vita, giorno per giorno, è la peste di chi è costretto dalla miseria a non poter essere uomo, a diventare miserabile, ad essere sempre sottomesso. É la peste di chi, nell'ultimo giorno della vita scopre di essere sempre stato pedina, e di non essersene mai accorto. È la peste di quel lupo che scopre di essere sempre stato divorato dagli agnelli. È il potere che è più macchinoso e più sottile della criminalità, che non si espone e si serve della criminalità come materia, e dei miserabili come carne da macello. Fino a che l'Assurdo non si dispieghi.
Un thriller che è più di un thriller. Un pentamerone sardo, di una Sardegna inesplorata, livida, senza scampo. Un libro da leggere.
L'autore
Gianfranco Cambosu è professore in un liceo della provincia di Nuoro. È stato finalista al premio Deledda (2004), ha vinto il premio Racconti criminali con il racconto “Sas Ruches”. Pentamerone barbaricino è il suo terzo romanzo, dopo “Menzogna dell'arca” (2006), e “Assassinio di carta”. Si occupa di teatro: nel 2008 ha partecipato alla realizzazione dello spettacolo “La Rivolta”, scrivendone alcuni testi.
Social Network