Facciamo un gioco
di Emmanuel Carrère
trad. P. Gallo
Torino, Einaudi (collana L'Arcipelago Einaudi)
2004, 50 p., brossura, € 8,00
Tutti gli amanti desiderano ricevere una lettera come quella che Carrère scrive alla sua donna. “Facciamo un gioco” titolo originale “L’usage du monde” è una lettera che va letta come se fosse indirizzata a te, lettore, dimenticando per un attimo che il tuo partner magari odia scriverle o che sei single! Solo così possiamo dare un senso a quello che altrimenti resta un affare intimo dal quale restiamo totalmente esclusi. La lettera fu pubblicata un sabato di luglio da Le monde e insieme alla vera destinataria, ignara di tutto, avrebbero dovuto leggerla altre seicentomila persone circa. Carrère organizza tutto: fa in modo che lei proprio quel giorno prenda un treno e quel treno sarà il luogo dove si svolgerà il gioco, il punto in movimento dove l’erotismo sprigionato dalle parole dell’autore si realizza nell’istante in cui si legge, non prima, non dopo. Letteratura performativa. È questa l’affascinante idea di Carrère, qualcosa che accade nell’istante in cui si dice, come lui stesso spiega nel testo. Una performance, di cui ognuno può essere protagonista solo se è disposto a giocare, tanto che l’autore stesso invita il lettore a raccontargli come ha reagito durante la lettura e alla fine del libro sono riportate alcune delle risposte più interessanti.
Forse i più fortunati hanno ricevuto lettere più intense e virtuose ma la forza di questo testo sta nel movimento al quale l’idea dell’autore dà origine, una relazione tra lui e il lettore che immaginata mesi anni prima può realizzarsi in qualunque momento e luogo attraverso la lettura. Scritta con parole semplici che sembrano incise sul corpo della sua donna, l’uomo ha la presunzione di conoscerne bene le debolezze, è un amante attento che creando nuove metafore su un tema su cui si sono scritti fiumi di inchiostro, come quello del corpo femminile, riesce a liberare l’interesse infinito che l’amore stimola ad ogni contatto. La sete di quel corpo per ora si appaga attraverso l’immaginazione e l’orgoglio di aver indotto piacere, la consapevolezza di poterlo comandare anche a distanza, di trincerarne l’appartenenza.
Se siete curiosi di sapere ciò che accadde quel giorno poi, se quella donna prese quel treno, se non lo fece perché Carrère promette di raccontarlo un giorno. Quel giorno sembra essere arrivato perché è da poco stato pubblicato “La vita come un romanzo russo” una sorta di autobiografia in cui si dà spazio anche agli eventi legati a questa lettera.
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