Luis Castro e Claudia Mendoza
TANGO ARGENTINO, Il ballo e la sua struttura
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Il metodo Castro-Mendoza rappresenta uno dei possibili approcci didattici al tango e alla cultura che gravita intorno a quello che Enrique Santos Discepolo definì “un pensamiento triste que hasta se puede bailar”.
I due ballerini, che insegnano in Europa, Giappone e Stati Uniti, oltre che in Argentina, hanno redatto un manuale pratico e curioso per chiunque voglia accostarsi a una disciplina che sta vivendo una fase di espansione, direi quasi un “boom”, grazie alle numerose associazioni coinvolte nell’ organizzazione di festival internazionali, (l’ ultimo approntato dal Tango Norte si è tenuto a Stoccolma a Capodanno), e alla preparazione di workshops e attività promotrici di gemellaggi e scambi interculturali (basti citare il festival catanese organizzato dall’ associazione Caminito Tango o allo spettacolo presentato qualche anno fa al teatro Massimo Bellini “Tango, vals tango”) .
Il libro, (che per levità, chiarezza e concisione si “divora” in poche ore), introduce le origini del ballo con un excursus sulla vita di gringos, compadritos e di quel popolo di “outcast” che si esprimeva in lunfardo e cercava consolazione nelle sale affollate e in penombra delle case d’ appuntamento… sì, perché il tango nasce in strada e nel bordello, e viene clandestinamente introdotto nelle famiglie dell’ aristocrazia dai giovani dabbene che quelle case frequentavano per diventare “uomini” e che si lasciavano sedurre dall’ idea della trasgressione espressa sottoforma di un corte ( pausa coreografica) o di una quebrada ( il caschè che simula il cedimento della donna all’ impulso libidinoso), le figure riprese dai balli afro- americani e spregiativamente definite “cosas de negros”. Un tango giudicato dunque osceno, appannaggio di bulli e prostitute, ma che nonostante tutto, agli inizi del ‘900, compì il suo primo viaggio transatlantico venendo esportato a Parigi, capitale bohemièn per antonomasia, e, reimportato a Buenos Aires, catturò l’ interesse delle classi abbienti e perbeniste che ripulirono lo stile acrobatico e sensazionale detto “orillero” ( nato sulle sponde del Rìo de la Plata ) o “canyengue”, ( termine che in una lingua afro- americana allude a una condizione di stanchezza e abulia e, in questo caso, ad un ritmo blando e malinconico), creando un “tango liso” o “derecho viejo”.
Gli stili che si alternano nel tempo o a seconda delle occasioni, ( il modo di ballare in milonga, cioè durante le serate aperte sia a professionisti che ad amatori, non è lo stesso di quello usato per andare in scena o durante una performance a scopi competitivi), vanno dal “tango salòn e “social” a quello “fantasìa” e al “tango show” più mirabolante. Ma il ballo si avvale anche della musica e dei suoi tempi o “compas”, (battute), a seconda dei quali si differenzia in milonga ( ballata in 2/4 con un andamento veloce e saltellante), vals criollo in ¾ e infine il vero e proprio tango in 4/4.
L’orchestra, tipicamente composta da due violini, un contrabbasso, un pianoforte e due bandonèon, traduce in suoni i testi malinconici di Gardèl, Corsini e Magaldi che i ballerini, a loro volta, tradurranno in movimento. Ma dalla musica della “Guardia Vieja” oggi la moda porta sulla cresta dell’ onda Piazzolla e il tango contemporaneo con le sue combinazioni di volèos frizados, volkadas passionali e un abbraccio “aperto” contrapposto a quello più stretto, “cerrado”, del tango salòn.
La bellezza di questo ballo e della sua struttura (una camminata destinata a esser danzata o una danza che procede camminando), è anche la sua maggiore sfida: l’ improvvisazione. L’ uomo guida la donna costruendo figure su base ritmica o su melodica, contenendo la “mujer” nell’ abbraccio, quasi corteggiandola, comunicando il movimento col linguaggio del corpo come codice autonomo e silenzioso… ogni passo dell’ uomo è come una domanda cui la donna risponde secondo un sistema di ballo parallelo, a specchio, o incrociato: come per ogni fenomeno fisico a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria così i caratteri di simmetria e imprevedibilità si fondono in una sintesi armonica su un soundtrack di note struggenti.
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