di Annalisa Margarino
62 pag.ca
Edizioni La Riflessione, Cagliari 2010
Il racconto di Annalisa Margarino, “Il Sindacato dei Sensibili”, è un tentativo di trasmettere al lettore un nobile messaggio, ovvero quello di seguire sempre i propri sogni e prestare più attenzione ai propri sentimenti e a quelli di coloro che ci circondano.
Caterina, che sogna sin da bambina di avere un suo sindacato per difendere gli altri, si pone, da studentessa universitaria, la domanda: “Chi voglio difendere?”, trova la sua risposta nelle persone sensibili, ovvero quelle capaci di sentire il mondo ed entrare in risonanza con i caratteri degli altri. Apre così il suo sindacato a tutti coloro che ne hanno bisogno accogliendo nel suo piccolo garage le persone più disparate e aiutandole a risolvere i loro problemi.
Degne di nota, anche se non proprio originali, le metafore con cui Caterina cerca di aiutare i suoi “pazienti” a “sentire” se stessi e gli altri. Gli occhiali per vedere meglio i problemi e il vero carattere di una persona, gli apparecchi acustici per ascoltare adeguatamente le voci di chi ha bisogno di essere ascoltato, e il cruciale pianoforte che ognuno deve suonare per esprimere la musica del suo cuore. Il pianoforte è anche un rito di passaggio per Caterina stessa che, pur avendolo fatto suonare a tutti i suoi pazienti, non lo ha mai suonato. Sarà con l'intervento di Agnese, che coincide poi anche con la voce narrante del racconto, che Caterina farà vibrare le corde del centrale strumento, e la musica che ne verrà fuori, farà capire che a Caterina manca l'amore, per se stessa e per un uomo.
Altro punto cruciale del racconto è la lettera del sindacalista Vittorio, che farà capire a Caterina che dividere il mondo in Sensibili e Insensibili è una cosa crudele e sbagliata, poiché “Solo per il fatto che viviamo sentiamo”.
Grazie ad Agnese, Vittorio e l'insegnante Elena (prima nemica di Caterina e poi sua anima affine) la ragazza capirà che anche lei deve imparare ad ascoltare se stessa e che continuare a vivere nel suo universo fantasioso e ovattato non l'avrebbe mai portata a nulla di concreto.
La Margarino però affronta questi temi pesanti con una semplicità a tratti fastidiosa, accompagnata da una prosa non troppo scorrevole ed un lessico che purtroppo non vanta troppa varietà.
I dialoghi sono molto artificiosi, e, pur contenendo un nobile messaggio, non lo trasmettono nel migliore dei modi, i personaggi sono descritti in maniera molto basilare, sia nei tratti fisici che in quelli psicologici, e a dire il vero Caterina, la proprietaria del garage che ospita il Sindacato dei Sensibili, è descritta in maniera incostante, i suoi problemi emergono dal nulla senza un retroscena psicologico adeguato a spiegarli, insomma si ha la sensazione che tutto avvenga in maniera forzata e poco naturale.
Non migliorano il bilancio le storie di vita vissuta raccontate dai vari personaggi o da Caterina stessa, che, pur essendo verosimili e mirando ad insegnare qualcosa ad Agnese, e di conseguenza al lettore, purtroppo non hanno molto spessore.
Come già detto il racconto contiene un valido messaggio e fa trasparire una certa sensibilità della neo-scrittrice, ma, i personaggi piatti e stereotipati che non si staccano dalla pagina sono un ostacolo troppo grosso per il lettore, così come la sintassi eccessivamente semplice accompagnata da un lessico elementare sfortunatamente impediscono all'opera di prendere il volo, pur avendo i presupposti tematici per farlo. Sarebbe bastato un po' più di profondità narrativa e descrittiva per rendere il lavoro della Margarino una piccola bomboniera. Non dimentichiamo che comunque ci troviamo davanti al primo tentativo narrativo della scrittrice, che di sicuro avrà il tempo di maturare e migliorare ancora.
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