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La Nigeria italiana

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Alberto Mossino

Quell'africana che non parla neanche bene l'italiano

Edizioni Terrelibere.org
2008
240 pp. ca

prezzo 10€


Romanzo Finalista al Premio Calvino 2009




Una cosa è certa: al premio intitolato al grandissimo scrittore italiano scomparso nel 1985 la sanno lunga, tanto da riconoscere il giusto merito e valore ad un libro del genere, fuori da ogni convenzione e ordine precostituito. "Take care, baby",questo il titolo originale con cui ha partecipato al Calvino, è una splendida narrazione in prima persona nel ricco sottofondo afro dell'Italia, sorretta dal filo conduttore della relazione con una giovane e bellissima prostituta nigeriana a cui si inanellano come le perle di una collana svariate mini e macrovicende, simili per intensità alle tante appassionanti missioni di un gioco di ruolo, alla Dungeons&Dragons per intenderci. Lo stile è prettamente informale, una scrittura spontanea, rapida ed immediata, politicamente scorretta, trascrizione precipua di pensieri e linguaggio parlato, arricchita da numerosi e brevi excursus in inglese (traslitterati in italiano oppure con l'ortografia corretta), termini africani e slang. Largo uso si fa dell'indiretto libero, al punto da omettere anche i segni distintivi del discorso diretto (trattini, virgolette, ecc...) ad eccezione di un leggero rientro di pagina. Il protagonista, Franco, è il classico impiegato scontento del proprio lavoro, che, al contrario di depressi e deprimenti antecedenti fantozziani, si riscatta conducendo una vita fuor d'ufficio al margine della legalità e del senso comune, demolendo pagina dopo pagina stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi, che si trovi in qualche centro sociale, african bar o pub. Il libro si pone come un abbondante fonte di informazioni sul mondo parallelo in cui vivono gli immigrati (africani la maggioranza, ma sono citati anche zingari e slavi), della stessa precisione di un documentario di Piero Angela, ma senza la sua eccessiva pedanteria, con uno sguardo interno alla problematica: la Nigeria italiana non è un caso di studio da maneggiare con i guanti, ma una realtà tangibile di cui ci si accorge e ci si rende consapevoli difficilmente. Dalle ampie vedute, privo di marcati sentimentalismi e approntato ad un relativismo morale di fondo, Mossino si rivela un bravo narratore, capace di far affezionare ogni lettore al suo personaggio con la sua opera cruda e sanguigna, ma proprio per questo estremamente piacevole, a spasso tra prostitute, droga, madam ed afro-gang. Un'opera di studio antropologico in cui soggetto ed oggetto arrivano fin quasi a coincidere, da leggere con prescrizione medica per menti ristrette. Un unico interrogativo, dato il finale elusivo: ci sarà poi un seguito e la classica happy end con matrimonio e tutti vissero felici e contenti?
Adriano Morea