Primo incontro per la rassegna Il verso presente (16 marzo 2010)
La corte dispersa della regina: Il presente della poesia
Inizio questa cronaca così come è iniziato l’incontro, con le parole di Davide Rondoni, sebbene la lettura di una pagina web non possa rendere che per difetto l’esperienza d’ascolto che ci hanno offerto gli allievi della Scuola d'Arte drammatica “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania. Una degna apertura, quasi profetica, perché il primo incontro con Il verso presente ha dimostrato proprio questo: la poesia, regina esiliata da questa contemporaneità fatta di bombardamenti e mordi-e-fuggi, è un dono che si può ancora fare e ricevere. Un oggetto magico che fa di tutto per farsi ritrovare, per farsi accogliere, o meglio: che s’impone al cospetto dell’uomo – grande, vittoriosa regina – per un patto: l’immortalità dell’emozione in cambio della sua voce.Lagrime da offrire al Silenzio. Perchè tu mi dici: poeta? (S. Corazzini)
“Se ne fotte se non la chiamano più regina. Lei lo è, anche se il trono è finito chissà dove, e la corte è dispersa. La voce è forse un poco arrochita. Ma quando si propaga nelle stanze, per i corridoi pericolanti e per le scale che da tempo quasi nessuno percorre, ridiventa la sua voce di ragazza.”
“Se ne fotte se non la chiamano più regina. Lei lo è, anche se il trono è finito chissà dove, e la corte è dispersa. La voce è forse un poco arrochita. Ma quando si propaga nelle stanze, per i corridoi pericolanti e per le scale che da tempo quasi nessuno percorre, ridiventa la sua voce di ragazza.”
Accompagnate dalle introduzioni del prof. Roberto Galaverni, durante questo primo incontro tre voci si sono susseguite disegnando orizzonti diversi e complementari, rintracciando punti di tangenza e fili rossi del panorama poetico italiano degli ultimi decenni.
Interessantissimo l’incontro con Umberto Piersanti, il poeta delle Cesane, cha ci ha parlato vivacemente di sé e delle sue leggende personali. Non soltanto occasioni poetiche, i suoi “Luoghi persi” sono fatti di colline, stradine dimenticate, di un “tempo differente” senza retorica ma colmo d’amore per ciò che è stato ed è, infine, perduto. “Un amore per i luoghi non leghista”, sottolinea il poeta urbinate, “Io amo le mie radici perché le mie radici mi aiutano a comprendere il mondo”. In un gioco di ombre antiche e gente nuova (La tempesta), la campagna prende vita coi suoi fossi, le piante dai nomi esatti (come lo scotano, “L’albero delle nebbie”); una madre immaginata prima della nascita del poeta allunga lo sguardo sull’Adriatico, in cerca del padre partito in guerra (Il lavatoio); e, in ultimo, ma non per ultimo, un pensiero dedicato al figlio (Al cinema con Jacopo).
Memoria nel paesaggio, ma con altri spunti e diversi approdi, anche per Loretto Rafanelli, che nel suo “Il tempo dell’attesa” dedica esplicitamente alla “memoria” un poemetto che riecheggia la riflessione sul tema arendtiano della banalità del male, dell’olocausto ebraico. Ancora ricordo, che stavolta è anche ricerca dell’altro-da-sé, ancora paesaggio: questa volta, la riviera romagnola d’inverno, “torma di brunite / scaglie di mare”.
Infine, Davide Rondoni. Leggere è facile, ma scrivere è una fatica perché “toccare il mistero del mondo con i nomi” equivale a compiere un salto nel buio, un atto d'amore per le cose e per la parola. Questo il senso della prima poesia che Rondoni ha voluto leggerci: una composizione non sua, ma di un amico poeta prematuramente scomparso, Antonio Santori: "Per questo mentre / vivo tutto mi sembra / innominato."
Rondoni legge per noi molte poesie tratte dalla sua ultima raccolta, “Apocalisse amore”. Un libro di viaggi, in cui le luci elettriche della raffineria appaiono come segrete costellazioni. In questo continuo vagare in un mondo ricco di storie, dopo aver attraversato, quasi in volo, il paesaggio di Freetown è possibile ritrovarsi in un’osteria bolognese in cui viene nominato, casualmente?, un nome, Gesù. E la notte, spettacolo intimo, “è piena di fuochi” e di realtà da indovinare nel buio.
Ritrovare la magia del verso, nella solitudine della lettura personale, è facile. Coraggioso e degno di lode è riuscire a ricongiungere proficuamente questa magia all’entusiasmo del fare. Il verso presente, nato dall’impegno di ragazzi e docenti, ha dimostrato il successo raggiunto già al primo incontro. Guardando l’Aula Santo Mazzarino colma di uditori, giovani e adulti insieme, non sono riuscita a non pensare: eccola, la corte dispersa della regina, ritrovata in un pomeriggio catanese.
Laura Ingallinella
nota: le foto, scattate da Giuseppe Torrisi (webmaster e fotografo per il sito studentesco Marforio) ritraggono 1. Umberto Piersanti, 2. Loretto Rafanelli, 3. Davide Rondoni, 4. l'Aula "Santo Mazzarino" affollata di studenti e spettatori.
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