di Filippo Timo
Monboso, Pavia 2010
con prefazione di Dino Messina
pp. 347
€ 18.00
Una passione manifesta e una rispettosa ricostruzione biografica, attenta e mai indiscreta, garantiscono ai lettori un libro "garbato", misurato tra aneddottica e romanzo, e dettagliato nella ricostruzione storico-sportiva, senza sbavature o inutili ornamenti.
Anche i meno avvezzi al ciclismo non incontreranno difficoltà: prima ancora di una biografia sportiva, Viva Coppi! è un omaggio a un grande uomo, riservato e timido, infaticabile e appassionato, altruista e determinato, tormentato nella vita quanto determinato in gara. Non sono che molte delle caratteristiche che l'autore delinea con chiarezza, in pagine piacevolissime, a cominciare dalla scelta felice di Filippo Timo di partire dalle primissime pedalate di Fausto, dalla sua infanzia a Castellania, senza trascurare nessun particolare della sua crescita nel tortonese. Così, da Viva Coppi! emerge un Coppi inedito, ricostruito a partire da un attento e paziente lavoro filologico sui documenti e sui giornali dell'epoca (possibile solo grazie alle competenze di Filippo, dottorando in Filologia Moderna), fino a un contatto diretto con i famigliari e gli amici di vecchia data di Coppi, che hanno recentemente riconosciuto il valore documentario di quest'opera. E l'impressione, di pagina in pagina, è che Filippo abbia veramente conosciuto Coppi: il profilo non è delineato con una comune e impersonale matita, ma a carboncino - sfumato laddove i dati sono parchi, più marcato dove il riscontro è certo o verosimile. E allo stesso modo sono impressi sulla pagina altri campioni del ciclismo, gli indimenticati Cavanna, Girardengo, Milano, Koblet,... Per non parlare dell'amico-rivale Gino Bartali, di cui emerge un bellissimo e contraddittorio ritratto, tra toscanismi ed episodi passati alla storia. E ancora, non si trascura neanche la vita privata di Coppi, tuttavia accennata più che indagata: non mancano luci soffuse e veli che sfocano i particolari, qualora rischiassero di sterzare nel pettegolezzo (si pensi al tanto discusso innamoramento di Coppi per la Dama Bianca). E dai pettegolezzi Timo si guarda bene: la sua biografia di Coppi vuole essere innanzitutto un omaggio, non una speculazione.
La stessa cura si manifesta nella narrazione, tradizionale, partecipata ma priva di commenti, lenta e senza strappi, come un ciclista che deve affrontare un lungo percorso (ben oltre 300 pagine!) e risparmia le energie per la fuga finale: non ci sono soste inutili, né corse che alterino l'equilibrio strutturale. Al contrario, la sobria divisione in capitoli numerati e in paragrafi garantisce un'interruzione più che altro pragmatica, utile per riflettere su quanto letto. Ma non ci sono mai bruschi passaggi, né improvvisi spostamenti di scena: la penna è sempre focalizzata su Fausto, e sulla sua bicicletta.
E non c'è bicicletta senza gara, né gara senza percorso. Dunque, se l'attenzione alle descrizioni paesaggistiche è costante, non è un caso che l'autore, tortonese, indulga nella descrizione generosa delle sue colline e della pianura pavese, con uno sguardo preciso e talvolta commosso. Come commossa è la partecipazione alle vittorie e alle sconfitte del Campionissimo: a volte sfocia in un contenuto (ma innegabile) tifo, che si manifesta stilisticamente in frequenti esclamative e climax ascendenti.
Suspense e, al contrario, distensione fanno di questa biografia romanzata una lettura imprescindibile in questo periodo di Giro d'Italia, per intraprendere anche noi una continua gara con le pagine per arrivare al traguardo e conoscere ogni tappa di un grande Coppi.
GMG
Presto l'intervista all'autore! Avete domande? Aggiungete qui tra i commenti!