Quest'oggi "Il Salotto" incontra la giovane poetessa pavese Valeria Cereda (clicca qui per leggere la nostra recensione).
Buongiorno a tutti voi. Innanzi tutto credo che tutti noi, abbiamo una concezione del tutto soggettiva della nostra vita, e del percorso che vorremmo intraprendere. Definire la mia concezione di poesia, è come scegliere un percorso tortuoso zeppo di sfide.
Considero la poesia una vera e propria vocazione, un tripudio dei sensi che vengono gettati sulla carta, molto spesso senza correzioni aggiuntive.La poesia per me è spontaneità assoluta, la poesia per me è un mezzo per comunicare con il mondo.O forse è un mezzo per comunicare solo con me stessa.
Quando hai scoperto di avere questa passione? C’è stata una causa scatenante?
Ho iniziato a scrivere poesie sin da bambina, in gran segreto, come se fosse qualcosa di assolutamente personale che nessuno oltre a mio fratello, doveva leggere. Stringevo tra le dita quel quaderno a quadretti come se li dentro ci fosse tutta la mia breve vita, sono sensazioni che non si possono descrivere. Quando scrivi una poesia, è come se ti confessassi. Credo inoltre che la causa scatenante sia stata la mia assoluta incapacità di relazionarmi con le persone, non certo per timidezza, ma una vera e propria esigenza di "scontrarmi" con il mondo cui mi ero appena affacciata.
E ora veniamo all’opera Il pesce abissale: un titolo che, come abbiamo detto, rimanda a una quotidianità ma soprattutto a un ripiegamento in sé stessi, a una profondità. È possibile intravvedervi anche una sorta di timida riservatezza?
Come ho precedentemente accennato, la mia poesia nasce con il riserbo tra le righe, poi con il tempo, ho voluto trasformarla in un mezzo di comunicazione, un filo conduttore tra me e il mondo.
Le liriche presenti nel testo coprono un vasto periodo di composizione?
Magari riderete, qualcuno non ci crederà, altri resteranno totalmente indifferenti, ma il "Pesce Abissale" è nato in un paio di giorni, frettoloso ed immediato, come volevo che fosse, fatta eccezione per la poesia "Deserto" creata all'età di tredici anni, una poesia-simbolo per me, poichè li dentro v'è tutta l'incertezza che m'invase quando si aprì il baratro della vita ai miei occhi.
Alcuni testi sembrano generati da un’occasione scatenante, altri possono appartenere a riflessioni estemporanee, anche talvolta acroniche. Quanto conta per te l’occasione? Sei una poetessa da block notes nella borsa o da scrittura notturna, a porte chiuse?
Per me l'occasione è quasi inesitente.Non ho bisogno di luoghi, situazioni o periodi per elaborare un'opera. Ogni attimo dell amia esistenza è buono per afferrare un foglietto striminzito e buttare giù qualcosa. Quando si scrive una poesia, si hanno delle sensazioni incredibili, almeno per me è cosi, un piccolo viaggio nella propria mente, una sorta di trance che ti esclude, trasformandoti in giudice e giuria. E come citato nella quarta di copertina del mio libro, spesso perdo i foglietti, altri si trovano in ogni angolo della mia casa, e vi assicuro che ritrovarli è un'impresa assai ardua.
Quale, tra i tanti temi trattati nella tua opera, credi sia dominante? Perché?
Credo che nel mio libro il tema principale sia l'io assoluto ed indefinito, come autrice mi rispecchia, ma il mio intento è quello di far trovare al lettore, la consapevolezza della sua individualità. Non sempre le poesie si riferiscono ai sentimenti dello scrittore, bensì vuole che sia chi le legge che s'immedesimi a tal punto da ritrovarsi in quelle parole,come l'egoismo, l'amore, la solitudine, sentimenti forti, sentimenti con cui ogni singola persona si è indubbiamente scontrato.
Quale testo trovi che rappresenti al meglio la Valeria di oggi?
Assolutamente nessuna. Lo so, sarà incredibile, ma io mi definisco una "vaga definizione di ciò che non si è", perciò non c'è Valeria di Oggi, e non c'è Valeria di ieri. Non c'è opera che possa rappresentare l'autore nella sua piena sostanza, semmai ci si può solo avvicinare ad un pensiero, e se debbo avvicinarmi al pensiero di "Valeria" direi certamente "Opera", con i suoi simboli e i suoi enigmi,con il suo sguardo rivolto verso una perfezione che non esiste, e la consapevolezza di essere felicemente imperfetta.
E ora una domanda di rito che poniamo spesso ai nostri giovani poeti: quale credi possa essere il futuro della poesia in questo millennio?
Un futuro desolatamente triste, purtroppo, perchè le porte sono chiuse davanti a noi, le persone al giorno d'oggi, non comprendono più i sentimenti autentici, sono troppo impegnate a comprarsi l'ultimo lcd da 50 pollici per apprezzare, per soffermarsi, per guardare, oltre ciò che cercano costantemente d'inculcarci. State parlando con una persona che definisce il bello qualcosa di relativo, che ha ancora la televisione con il tubo catodico, e la Polo del 1998. Quindi per concludere, si è interessati ad altro, a qualcosa che definisce la richezza l'unica forma per misurarsi con il mondo, come si può aprrezzare la poesia in questa maniera? Mi è di sostegno, sapere che come me, ci sono altri folli, che scrivono senza curararsi troppo, ed è grazie a loro, che la poesia vive ancora, quindi mi permetto di alzare la mano,io ci sono. Continuiamo a scrivere!
Per quanto ti riguarda, stai preparando una nuova raccolta di versi?
Ovviamente, ma preferisco evitare i dettagli, cosi per il gusto di lasciarvi nel dubbio.
L’esperienza editoriale è stata complessa? Consiglieresti ai nostri lettori di provare a realizzare il sogno di pubblicare?
Proprio come dici tu, un sogno. Da bambina pensavo: "Se mai scrivessi un libro...". Chissà se mai lo farò. Un sogno, un'ambizione, chiamatela come vi pare, ma è la realizzazione delle proprie aspirazioni che rendono un uomo pienamente felice, dal canto mio è stata un'esperienza intensa, e oggi dico di essere soddisfatta del mio lavoro, e di aver raggiunto un primo traguardo, ma agli inizi, com'è normale, l'ho vissuta con drammaticità. Pensa che ci ho messo ben più di un anno per rispondere alla Proposta editoriale, poiché ero costernata dai dubbi, mi era cresciuta dentro, una sorta d'incapacità insensata, temevo di deludere, e di deludermi. Poi quando ho finalmente trovato il contratto (...l'avevo messo nel cassetto dei calzini), ho preso coraggio, ho chiuso gli occhi e ho detto, facciamolo. E cosi è stato. Ho trovato persone molto professionali, che mi hanno aiutato in questo percorso, che è riuscito senza intoppi, quindi, invito chiunque, a buttarsi in questi progetti che danno tante soddisfazioni cosi come tante delusioni, ma fa sempre parte di questo gioco che è la vita.
Ti ringraziamo per la gentilezza e ti auguriamo tanta fortuna!
GMG