Ada
di Elisabetta Setnikar
prefazione di Paolo Guzzanti
Giraldi Editore, 2009
Il filosofo francese Henri Bergson istituì una similitudine, interessante e feconda, tra il tempo della vita – un tempo per definizione eterogeneo e continuo, irreversibile – e un gomitolo; o una valanga. “Il nostro passato ci segue e s'ingrossa senza posa col presente che raccoglie lungo la strada”, ci arricchisce accompagnandoci in ogni pensiero ma (soprattutto, e in maniera più completa) in ogni azione. Ma non è soltanto questo. L’attimo passato e, nel suo riverbero, presente, è anche “un vaso pieno di profumi, di suoni, di progetti e di climi” (ed è, stavolta, Proust). Non solo gomitolo, dunque, ma percezione del gomitolo. Profumo del gomitolo. Rumore del gomitolo che rotola lungo il pavimento.
Leggendo questo speciale romanzo, dal nome semplice e aereo, Ada, si prova proprio tutto questo. Si percepisce il gomitolo, che ha la calda morbidezza della lana. Questo gomitolo, in particolare – un gomitolo altrui, altrui memoria – ha la forma di un appartamento bolognese, profuma di borotalco. E la sua protagonista ama indossare grembiuli da casa e la più preziosa, tra le semplici cose che possiede, è una scatola verde piena di fotografie.
Il romanzo di Elisabetta Setnikar è un omaggio, colmo di affetto, al ricordo della nonna, e della vita con lei. Ma sarei impietosa se dicessi che tutto si esaurisce qui. Perché se la memoria è un tempo privato, nel momento in cui se ne fa dono all’altro – consegnandolo alla scoperta materialità dell’oggetto-libro – essa aumenta di valore. Resta speciale ma diventa, a suo modo, universale. Nonna Ada, nella sua semplicità, resta inimitabile e irripetibile, ma è anche, allo stesso tempo, tutte le nonne del mondo.
“Recuperare frammenti di passato, riviverli, interpretarli, capirli e attraverso di questi imparare a esplorare se stessi e comprendersi”: questo lo scopo del ricordo, che è atto d’amore rivolto al proprio caro, a se stessi e, se impresso nella pagina, a chi legge. È proprio questo che Elisabetta Setnikar, con un delicato invito, ci offre. Dal primo ricordo – un ricordo di gioia, la stessa risata infantile da cui James Barrie dice nascano le fate – fino a un presente più ricco perché (ed eccoci nuovamente a Bergson) colmo di passato, colmo di memorie. Il gomitolo, quel gomitolo che possiamo sfogliare in Ada, non è un macigno sisifeo, ma un dono meraviglioso da portare con sé, da tenere per mano.
Laura Ingallinella