di Piero Pagliani
Mimesis, Milano-Udine 2010
pp. 284
€ 16.00
Le lettere dell'alfabeto hanno aperto possibilità grandiose all'umanità, proprio perché sono astrazioni impoverite di immagini concrete. Al contrario, le nuove concretezze virtuali della comunicazione faranno retrocedere di millenni le facoltà intellettive dell'uomo.
(pp. 73-74)
Parola e logica, narrazione e tecnologia, alfabeto e numero... Ma anche amore e disamore, volontà di agire e paura del rifiuto, un passo avanti e due indietro, indagine e occultamento di prove,... Il punto fisso è un romanzo che vive di antitesi, fino all'irrisolta dicotomia vita/morte che tanto spesso troviamo nei thriller. Ma questo non è un semplice thriller, né il suo impianto narrativo ricalca modelli vetusti: la formazione scientifica dell'autore (informatico nonché studioso di algebra e di logica, professore di Teoria dei Modelli) non è un semplice sfondo alla vicenda, ma parte integrante e, forse, nucleo forte dell'ispirazione.
La vicenda, infatti, ha per protagonisti e personaggi secondari quasi unicamente matematici, tra cui l'io-narrante, Marco, e la bella amica indiana Mohua, tanto intelligente da portare avanti uno studio di logica che potrebbe avere implicazioni importanti nella vita quotidiana. Importanti e pericolose, al punto da attirare l'interesse di diverse potenze internazionali, che stringono d'assedio la giovane matematica, trovata uccisa da Marco all'inizio dell'opera.
Dunque, come capirete, ci si muove perlomeno su due piani temporali diversi: il nebuloso, ambivalente, misterioso e intrigante presente, in cui Marco deve prendere decisive risoluzioni (e non mancano i pericoli); e l'intreccio di episodi passati, in cui Marco compare o è assente: tra i primi, le serate con Mohua e l'amore nascosto in un patto tacito, quasi masochistico; tra i secondi, segreti, presenze ambigue e scambi di informazioni che, secondo le leggi più classiche del thriller, aumentano la suspense e rimescolano continuamente le carte in tavola.
I diversi piani narrativi, molto rischiosi da portare avanti con coerenza, sono gestiti con grande padronanza: è chiaro che Piero Pagliani aveva tutta la trama ben organizzata prima ancora di scrivere, e non si notano significativi cali di tensione o sbavature. Al contrario, è interessante la capacità di intridere il nucleo narrativo (che si avvicina, come abbiamo detto, al thriller o al genere di spionaggio) di riflessioni più ampie, che spaziano dalla letteratura alla vita di tutti i giorni, senza trascurare i sentimenti. Perché Il punto fisso affianca alle suddette tematiche la forza dei sentimenti - in modo particolare, i tre amori della vita di Marco: la compianta Mohua, che diventa quasi tangibile nel ricordo; Laura, il primo amore mai completamente rimosso; e Paula, sensibile transessuale verso cui il protagonista cerca di arginare il forte desiderio. Tre amori che - anticipo - non appagano Marco, appigliato alle proprie frustrazioni e a fantasie sentimentali, bloccato tra l'azione e la contemplazione del ricordo.
Così anche nella vita professionale: in apertura, Marco è sostanzialmente un rinunciatario, e non mancano altri momenti in cui è forte la tentazione di arrendersi. Ma il "punto fisso" impedisce una serena rinuncia, e al protagonista - chiaramente diverso dalla canonica immagine di eroe romanzesco - non resta che mettersi in discussione, e sfidare questo mondo in cui realtà e menzogna sono due facce della stessa caleidoscopica medaglia. Il tutto, verso un finale del tutto imprevedibile e ben architettato.
Come è possibile dedurre da quanto detto finora, il romanzo non tradisce ingenuità, né vizi di forma: è una struttura compatta che sa quando e come dilatare analessi e dialoghi. Il linguaggio matematico e logico entra con una certa prepotenza in alcuni dialoghi, ma l'autore si preoccupa di inserire chiose che, se da un lato paiono meno verosimili nel dialogo quotidiano tra matematici di quel livello, dall'altro assicurano un buon margine di comprensione da parte del lettore. Infine, il linguaggio specialistico si sposa con un buon livello di ricchezza lessicale, per una sintassi piuttosto articolata, dove non mancano andamenti argomentativi impeccabili da mente scientifica.
GMG