di Dimitry Rufolo
ZONA Editrice, 2009
Un diario in poesia è per definizione un journal intime. Ancor più che nell'equivalente narrativo, la silloge poetica è una collezione di istantanee dell'interiorità di Colui-che-scrive. Ombrallegra è l'io lirico della seconda raccolta del parmense Dimitry Rufolo: un io che, nel suo stesso nome, si mostra legato a due idee ossimoriche, l'oscurità di un "a parte" e la vivace allegria di una fiamma.
Tale è la vita narrata nelle liriche di Rufolo, poliedrico artista "autodidatta, operaio, barista, poeta di strada, musicista girovago, musicista stanziale, spettatore, attore e uomo comune". L'io, Ombrallegra, che osserva il reale, oscilla proprio come una fiamma tra due poli, l'illusione di un "vivere inimitabile" e l'invisibilità, in mezzo ai quali l'unico equilibrio possibile è offerto proprio dalla scrittura:
corro tra il vino fresco
ed il mondo in attesa
non ho che le mie mani per scrivere
e non ho altro
perché il silenzio è d'oro
ed io sono moneta comune.
Il mondo raccontato da Rufolo è ricco di donne, i cui corpi sembrano diluirsi nel torrente della memoria, vera dimensione dell'atto poetico:
Sono qui
dall'altra parte del mondo reale
e più che descrivere
le mie passioni
ho l'impressione di scrivere
le mie memorie.
La peculiarità del diario intimo è che de-scrivere diventa, in una fluida metamorfosi, scrivere. L'identità, in alcuni casi, finisce per annullarsi; in altri casi la realtà emerge in tutto il suo sordo grigiore, o nella violenza del vizio. Perché lo spazio in cui si muove Ombrallegra è, nello specifico, il margine della strada, una "qualunque sporca periferia del mondo" che diventa paradigma del reale. C'è il vino, c'è la droga, ma attenzione:
...E ancora oggi
mi parlano di Baudelaire!
Delle delizie dell'assenzio e dell'oppio!
Ma per piacere...
(...)
Lasciamo perdere la poesia
e l'eroismo facile della perdizione.
Il nucleo più vivo della poesia di Rufolo è proprio in questa proposta di anti-poesia e anti-eroismo, in antitesi a quell'orizzonte letterario che ama e coltiva la propria decadenza - penso a Baudelaire e, perché no, a Bukowski - con il quale pur sempre condivide il rapporto di confidenza e, quasi sfida, verso il lettore, "ipocrita lettore, mio simile, mio fratello" (Baudelaire):
Alzate gli occhi dal libroIl diario di Ombrallegra è, per riassumere, una silloge variegata e piacevole alla lettura, che declina temi classici della lirica - notturni, amori, l'effimera caducità dell'esistenza - con qualche parentesi sperimentale, ma, soprattutto, con la costante presenza di un io lirico diviso tra luce e oscurità,
e guardate senza filtri
la realtà comune
siete dentro ad un mare di anime
e non tutte sanno nuotare.
Un ombra solitaria nella parte oscuraL. Ingallinella
Lacrima di seppia
su sfondo notturno.