Pomeriggio poetico, a cura del Comitato pavese della Società Dante Alighieri
|
Da sinistra: M. Bocchiola, A. Mattio, M. Gramegna, F. Lavezzi, N. Pozzi, S. Cambiè, A.M. Petrosino, M. Poletti. |
Tra le magnolie del cortile omonimo, ai piedi della statua di Ugo Foscolo, ieri pomeriggio si sono riuniti sei poeti, una presentatrice d'eccezione, un bravissimo chitarrista, un drappello di bracci destri e un buon numero di spettatori. L'occasione? Un raffinato sebbene informale pre-festival dei Saperi: infatti, se i poeti si sono amichevolmente prestati a una lettura libera e talvolta ammiccante, i loro versi hanno aggiunto alla brezza settembrina un sapore diverso.
|
Il pubblico alla fine della lettura |
Oserei dire che ieri s'è davvero respirata aria di Poesia, e non penso di esagerare. A confermarlo, la presenza di un vasto pubblico, nonostante una serie di disagi tecnici imputati agli organizzatori degli eventi pavesi, e non all' "equipe poetica". Una curiosità: i poeti hanno dovuto letteralmente portare di peso tutte le sedie nel cortile, dal momento che l'evento era passato nel dimenticatoio degli organizzatori.
|
Massimo Bocchiola |
Risolti questi piccoli inconvenienti, il pomeriggio s'è aperto con una breve ma efficace presentazione di
Franca Lavezzi, che ha sottolineato la vivacità poetica dell'ateneo e dell'ambiente pavese in generale, nonché la diversa formazione di alcuni poeti (anche se è più alto il numero dei letterati) e la loro differente età. Franca ha poi introdotto gli autori con una scheda bio-bibliografica che riassumeva le pubblicazioni, la poetica e lo stile di ognuno.
La parola è quindi passata immediatamente ai poeti che, in ordine alfabetico, hanno avuto la libertà di spiegare diffusamente la loro opera, commentandola o anticipando particolari e contesti fondamentali per capire appieno la lettura.
|
Franca Lavezzi e Silvia Cambiè |
Ha rotto il ghiaccio
Massimo Bocchiola, classe '54, poeta e traduttore noto non solo in territorio pavese. La sua scelta è caduta sulla lettura di alcuni brani di prosa, dal momento che nell'ultimo periodo l'autore si è sentito più portato alla narrazione o alla riflessione. E nei suoi lacerti, incentrati sul tema della guerra, si legge ugualmente un'accesa vena lirica, celata nei non-detti e nelle continue allusioni.
|
Maurizio Gramegna |
Ha fatto poi una divertente lettura la giovanissima
Silvia Cambiè, studentessa venticinquenne di farmacia, che due volte ha partecipato al concorso "I poeti laureandi", indetto annualmente dal Collegio S. Caterina di Pavia, aggiudicandosi un meritatissimo secondo posto. La sua poesia, giocata su una frequenza altissima di rime, assonanze e varie riprese foniche, non è solo
divertissement, come si potrebbe credere. Oltre la piacevolezza istintiva, che ha suscitato applausi e sorrisi spontanei, la poesia di Silvia contiene un retroscena profondo, tutto da ricercare.
|
Nicolò Pozzi |
La parola è quindi passata a
Maurizio Gramegna (1964), poeta e narratore (ricordiamo il suo romanzo
Caduti in volo, da noi recensito e presentato, -
rec. 1 -
rec. 2 -, poi
intervistato). Nella sua poesia il territorio dell'Oltrepò, dove Maurizio è cresciuto e attualmente vive, è fondamentale. Così la descrizione paesaggistica vive come rievocazione del passato e osservazione del presente. Maurizio ci ha letto poi alcune poesie che appartengono a una sfera maggiormente intimistica, con quesiti esistenziali che sfiorano l'ineffabile.
Il primo trio poetico è stato salutato dalla chitarra straordinaria di Nicolò Pozzi, che anche in seguito ha intervallato le letture con la sua musica.
|
Amos Mattio |
Siamo quindi passati alle poesie di
Amos Mattio (1974), molto apprezzato per la sua tagliente sensibilità (e gli ascoltatori di ieri sanno come questo ossimoro si sposa con le poesie), per cui pochi anni fa è stato incluso nell'antologia poetica mondadoriana curata da Cucchi. La sua poesia vive di eventi quotidiani: può nascere da un volantino che pubblicizza con grande leggerezza una promozione sulla carne, o dai pensieri che si affastellano durante il viaggio quotidiano al lavoro, o ancora dalla visione di un galleggiante nel Ticino. Innumerevoli e variegate le fonti d'ispirazione, ma sempre grande e raffinata la sua poesia, a tratti prosastica, che s'anima d'immaginazione e di punti di vista inusuali.
|
Franca Lavezzi e Alfonso M. Petrosino |
Quinto poeta del pomeriggio,
Alfonso M. Petrosino, conosciuto e amato dagli amici universitari (sta concludendo a Pavia il Dottorato in Filologia Moderna), nonché nostro collaboratore e uno dei rari casi di poeta che rifugge i complimenti (poetici, s'intende, per il resto
transeat). Dunque, invito Alfonso a non leggere le righe che seguono, se s'imbarazza. Grande sperimentatore, non si lascia imprigionare dalle forme metriche tradizionali, che invece adotta agilmente, giocando con grande intelligenza le carte della contemporaneità. Così sonetti, sestine, ballate e altre forme metriche sono solo apparentemente chiuse, e si piegano anzi a nuove potenzialità. Forma e contenuto spesso si schiacciano l'occhio, garantendo versi arguti che non hanno paura di toccare argomenti diversissimi. Infatti, sperimentazione contenutistica e formale vanno di pari passo, e non mancano prestiti e calchi linguistici, rime fonetiche ma non grafiche,...
|
Matteo Poletti |
Ultimo poeta (solo per responsabilità dell'ordine alfabetico),
Matteo Poletti ha portato la sua poesia delicatissima, che vive di dialettica continua tra un ambiente interno e interiore, e uno esterno. Una grande sensibilità accende i suoi versi, che scaturiscono da particolari osservati direttamente, poi strappati alla quotidianità e poi riproposti in versi, secondo una lettura molto personale.
Alla prima tornata di letture, è seguito un rapido passaggio di testimone: una o due poesie a testa, per un congedo poetico che ci auguriamo preceda una prossima lettura, forse anche a più voci.
G.M. Ghioni