"Fra-Intendimenti"
di Kaha Mohamed Aden
Edizioni Nottetempo, 2009
pag. 135
13,00€
Non è la prima volta che incontro, nella mia "strada da lettrice", libri ambientati in Somalia, durante la dittatura e le tragedie militari, umane e storiche avvenute nel periodo clou di Siad Barre.
In questo caso l'autrice è una giovane donna giunta in Italia per salvarsi dai venti di guerra che imperversavano su Mogadiscio.
Mentre leggevo ho riflettuto sul mio successivo compito di recensore. Sentivo la necessità di rispetto nei confronti di questa storia e di questa persona. Rispetto e stima. Rispetto anche per l'esperienza e i traumi vissuti in guerra, stima per il coraggio mostrato nel dire proprio "quelle cose".
Una delle prime particolarità che mi ha colpito di questo romanzo, di cui a breve racconterò la trama, è l'uso - quasi spregiudicato - dell'italiano. Ad oggi è il primo libro scritto da uno scrittore emergente con così tanto carattere e con così tante cose da dire.
La trama. "Fra-Intendimenti" è una raccolta di racconti che abbracciano un ampio universo spazio temporale. Dalla Somalia all'Italia, dall'impiego come interprete, ai bambini-soldato considerati "normalità" in una situazione fuori dal comune.
E' difficile seguire la trama, perché l'unico filo logico che collega tutte le testimonianze romanzate è il vissuto personale non solo dell'autrice, ma anche delle persone che compongono la sua famiglia.
I ricordi si accavallano, così come i momenti della narrazione si accendono grazie all'aroma delle spezie sciolte per creare il tè. Mogadiscio polverosa e insanguinata si confonde con la scoperta degli ascensori, dei dolci "occidentali"/europei/italiani.
Non solo: tradizioni somale legate alla religione e ai rapporti sociali vengono narrate con cura tanto quanto l'iter di vita di una normalissima città del Nord Italia: Pavia.
E' difficile seguire la trama, perché l'unico filo logico che collega tutte le testimonianze romanzate è il vissuto personale non solo dell'autrice, ma anche delle persone che compongono la sua famiglia.
I ricordi si accavallano, così come i momenti della narrazione si accendono grazie all'aroma delle spezie sciolte per creare il tè. Mogadiscio polverosa e insanguinata si confonde con la scoperta degli ascensori, dei dolci "occidentali"/europei/italiani.
Non solo: tradizioni somale legate alla religione e ai rapporti sociali vengono narrate con cura tanto quanto l'iter di vita di una normalissima città del Nord Italia: Pavia.
Ma "Fra-intendimenti" è soprattutto la storia dei pregiudizi "razziali" nati il più delle volte da chiusura, ignoranza e assiomi assunti per verità in comparti stagni ("sei nera quindi sei prostituta").
E' un libro molto feroce, sia nei confronti dei somali, sia nei confronti degli italiani, sulla stupidità arrogante che sostiene certi modi di fare. Ma vi è anche il focolare, in qualche modo le parole ricreano l'albero intorno al quale si prendevano le decisioni più importanti.
Raramente mi è capitato di leggere un romanzo d'un esordiente con così tanti stimoli e con così tante cose da raccontare, capace di solleticare i miei stessi limiti e sollecitare domande.
Come tutti i lavori iniziali, "Fra-intendimenti", ha sicuramente alcune pecche per quanto riguarda l'arco di trasformazione dei personaggi. Non cambiano molto, ma denunciano. L'azione costante, anche quando la narrazione si sofferma su battaglie, violenze oppure omicidi, è la denuncia.
Questo è uno dei motivi per cui, alla fine, finisci per non dimenticarti del contenuto, non appena chiuso il libro. Sarà difficile ricordarti i nomi dei personaggi, perché le differenze onomastiche si sentono, ma sarà immediato il percepire "vicini" certi ritratti verbali dipinti dall'autrice. Vicini anche se scomodi. Non concede nulla.
La voce narrante è la rabbia e il disprezzo, in alcuni casi. Lo sfottò è utile a sostenere queste emozioni molto forti. Questo romanzo è stato capace di stimolarmi riflessioni. Non è scontato.
Certo, mi sarebbe piaciuto un maggiore equilibrio fra negatività e difficoltà dell'integrazione e della vita nei diversi Paesi dando più spazio anche al positivo, alle cose belle che si sono apprese, ma capisco che essendo un libro-denuncia di razzismo e pregiudizi, una visione più edulcorata avrebbe smorzato i toni e il messaggio, annacquando, forse, i contenuti.
Romanzo-raccolta di racconti coraggioso, quindi.
Lo stile. Schietto, diretto, pochi fronzoli, ironico, sagace. Uno getto, uno schizzo e il racconto è dato. L'indagine psicologica dei personaggi non è sempre approfondita, pochi gli aggettivi, molte le frasi nominali. L'essenza priva di superfluo. Mi sono sorpresa nel trovare tanti luoghi comuni e frasi tipiche italiane, convenzioni verbali. Queste scelte sono state talmente "forti" all'interno dell'economia linguistica del libro che sono state in grado di generare in me delle emozioni di "fastidio" e "antipatia", a seconda della situazione.
Me la sono immaginata la signora che prende a servizio una donna africana e la tratta con quei modi altezzosi che tanto fanno pensare alla schiavitù e al disprezzo, così come avevo nella mia mente la raffigurazione della donna somala che crede di prendere in giro i suoi datori di lavoro trattandoli con fare finto sottomesso, come fossero stupidi. Ci sarebbe molto da dire, e l'autrice non teme di mettere luce alle negatività dei reciproci comportamenti, al bisogno di riconoscersi, al bisogno di comunità insito in ambo le diverse popolazioni, in Italia e in Somalia e viceversa.
Concludo dicendo che è la prima volta che mi trovo a scrivere "tanto" di un autore emergente.
Ma ne valeva la pena.
Consigliato a chi accetta di assistere alla scoperchiatura dei propri nervi e falle culturali e sociali. Indipendentemente dal colore. Adatto a discussioni animate e scambi culturali capaci di donare.