Edna St. Vincent Millay
(1892-1950)
Vi proponiamo la lettura dei suoi versi tradotti in italiano da Silvio Raffo:
Edna St. Vincent Millay
L'amore non è cieco
Crocetti Editore, Milano 2001
pp. 141
€ 16
"America's finest lyric poet": così è stata a lungo etichettata Edna St. Vincent Millay, con un'espressione corretta ma non esaustiva. La poetessa del Maine, voce fuori dal coro, riempie la vita intellettuale e i salotti americani tra gli anni '20 e '50 del Novecento, con una poesia autonoma e originale, arguta e divertente, difficilmente (e inutilmente) imbrigliabile entro il panorama letterario contemporaneo. Una delle sue prime raccolte, A Few Figs from Thistles, suscita grande sorpresa per la marcata critica alla società e al perbenismo, borghese con testi di rottura in cui si intravede una vena personalissima di femminismo. L'anticonformismo di Edna non si esprime invece nelle sue scelte metriche e stilistiche, che rispettano spesso i canoni della tradizione (si veda la netta preferenza per il sonetto), e che le valsero il premio Pulitzer nel 1922 per la raccolta Il tessitore d'arpe.
L'afflato di originalità emerge nelle tematiche: l'amore, tema d'indiscussa preminenza, è riletto in chiave innovativa: i paradossi puntano alla sconfitta dei luoghi comuni. A questo risponde anche la scelta del titolo dell'attuale edizione italiana: L'amore non è cieco, da cui propongo la poesia omonima in lingua originale e in traduzione:
Love is not blind. I see with single eyeL'amore non è cieco. Basta un occhio/ per vedere che non sei bello, oppure/ quante donne lo sono. Vedi tutti/ i tuoi difetti: gli occhi dilatati,/ alta la fronte. Di principi estetici/ sono troppo imbevuta, fin da piccola,/ per poter liberare la mia mente,/ dirti perfetto e amarti da morire./ Più sottile è il potere dell'amore:/ ha tanta forza che dico "Non bello"/ come dicessi "Non qua" o "Non là"/ "distesa", oppure "a scrivere una lettera"./ So cos'è il bello di cui tutti parlano;/ ma mi chiedo se sia così importante.
Your ugliness and other women's grace.
I know the imperfection of your face, -
The eyes too wide apart, the brow too high
For beauty. Learned from earliest youth am I
In loveliness, and cannot so erase
Its letters from my mind, that I may trace
You faultless, I must love until I die.
More subtle is the sovereignty of love:
So am I caught that when I say, "Not fair",
'Tis but as if I said, "Not here - not there -
Not risen - not writing letters". Well I know
What is this beauty men are babbling of;
I wonder only why the prize it so.
Nella lirica appaiono caratteristiche ricorrenti. Innanzitutto, valori dati per scontato sono ribaltati con grande determinazione, sfiorando la sentenziosità: l'io-lirico smonta il secolare legame tra bellezza e amore, depotenziando il valore estetico in nome del sentimento. In secondo luogo, molto spesso la poesia ha per destinatario il partner, cui ci si rivolge fin dall'inizio, in una sorta di monologo che richiama il parlato (si vedano i vari stralci di discorso diretto, la formula di passaggio "well I know", la sintassi paratattica ed elementare, come il lessico quotidiano). Tutta la poesia, così piana e senza asperità metrico-sintattiche, lascia scoperto il desiderio di contrastare il luogo comune. Più che poetessa della forma, Edna St. Vincent Millay è poetessa del contenuto.
Non mancano esempi di accesa passionalità, in cui l'amore è visto nel suo aspetto più primordiale, attraverso una serie di metafore concrete che potenziano le immagini. Allora la misura regolare del sonetto si accompagna a un messaggio piuttosto eversivo nella società americana dell'epoca:
This beast that rends me in the sight of all,La belva che mi strazia ovunque io vada,/ questa passione, questa obliosa brama/ che mi soggioga al declinante autunno,/ mi lascerà, saziata, in primavera./ Chiusa la piaga, sparirà la febbre, in seno il cuore scioglierà il suo nodo;/ prima che torni il picchio avrò scordato/ il tuo sguardo, mio oriente ed occidente./ Ma da un simile artiglio non sarò/ mai più sicura, anche se amassi ancora:/ lungo il mio corpo, vigile nel sonno,/ tagliente al bacio, neve alla carezza,/ come una spada questa cicatrice fra me e il turbato amante resterà.
This love, this longing, this oblivious thing,
That has me under as the last leaves fall,
Will glut, will sicken, will be gone by spring.
The wound will heal, the fever will abate,
The knotted hurt will slacken in the breast;
I shall forget before the flickers mate
Your look that is today my east and my west.
Unscathed, however, from a claw so deep
Though I should love again I shall not go:
Along my body, waking while I sleep,
Sharp to the kiss, cold to the hand as snow,
The scar of this encounter like a sword
Will lie between me and my troubled lord.
La passione è quindi vissuta tra gli estremi di estasi e strazio, spesso a causa di una incomunicabilità non valicabile. Molte sono le liriche sulla speranza dell'oblio, inteso come svanire del ricordo ma anche come progressiva dimenticanza dopo la morte. Così si può spiegare uno dei componimenti di compianto, il famoso Chorus:
Give away her gowns,
give away her shoes;
she has no more use
for her fragrant gowns;
take them all down,
blue, green, blue,
lilac, pink, blue,
from their padded hangers;
she will dance no more
in her narrow shoes;
sweep her narrow shoes
from the closet floor.
Date via le sue gonne;/ date via le sue scarpe;/ non avrà più bisogno/ di vesti profumate;/ tiratele giù tutte,/ la blu, la verde, la blu,/ la lilla, la rosa, la blu,/ dalle grucce imbottite;/ non danzerà mai più/ nelle scarpette snelle;/ fatele scomparire/ dall'armadio.
Non si fatica a leggere dietro alla apparente linearità il turbamento legato alle azioni, nonché il gioco iterativo di "blue", che in inglese, oltre che al colore, rimanda alla tristezza. E così gli oggetti si caricano di valori metaforici, come più volte nei più complessi sonetti alla fine della carriera di Edna, rendendola una scrittrice imprevedibile, capace di grandi escursioni stilistiche e semantiche, senza mai cadere nel già detto. L'antologia curata e tradotta da Silvio Raffo per Crocetti, per quanto proponga solo una piccola parte della cospicua produzione della poetessa, è un ottimo primo assaggio.
Gloria M. Ghioni