Un certo tipo di intimità
di Jenn Ashworth
Edizioni e/o, 2010
traduzione di Nello Giugliano
368 pp., € 18,00
Il bicchiere contro il muro, lo sguardo perso al di là di quel confine di gesso che separa da ciò che non ti appartiene, dall'intimità degli altri: origlia la ragazza sulla copertina di "Un certo tipo di intimità", sospesa proprio sotto il titolo, in un' "ossimorica" immagine che fin da subito trasmette un senso di irrequietezza, di violazione.
E nessun tipo di intimità violata può chiamarsi intimità.
C’è un filmato in bianco e nero di Jackie Kennedy che esce da un aereo. Scende i gradini in punta di piedi, con i capelli che paiono una scultura di schiuma, e saluta con delicati cenni delle mani infilate in guanti bianchi le persone che sono lì ad aspettarla, appare sorridente e sofisticata e appena un po’ perplessa per tutto quel trambusto. Io mi sentivo un pò così.
Così si sente Annie quando si trasferisce nella sua nuova casa, nella tranquilla cittadina inglese di Fleetwood, emozionata e piena di aspettative e buoni propositi, pronta per presentarsi ai nuovi vicini e ai lettori e cominciare così la sua nuova vita.
E' Annie che parla al lettore in prima persona, svelandogli i suoi pensieri più reconditi e le sue insicurezze di ragazza obesa, avida divoratrice di manuali sulle buone maniere, sull'autostima, sulla metodologia per piacere agli altri, riservandogli da subito una prospettiva di analisi privilegiata rispetto ai vicini di casa:
chi legge conosce le elucubrazioni mentali della protagonista, prova inizialmente tenerezza per i suoi goffi approcci verso il prossimo, giustifica gesti maniacali e poco comprensibili agli altri in nome dell'insicurezza che aleggia intorno a questo "adorabile" essere dai complessi apparentemente banali, condanna chi potrebbe deriderla per il suo aspetto e le sue bizzarrie.
Fin da subito però emerge un elemento inquietante e misterioso che circonda la "tenera" protagonista suscitando in chi legge interrogativi e diffidenza:
Annie ha un passato, un passato che il lettore, parallelamente allo scorrere del presente, conoscerà attraverso flashback disseminati tra la quotidianeità della sua nuova vita e che cambierà gradualmente ma irrimediabilmente il suo approccio verso la protagonista.
Nel passato, Annie aveva una famiglia, un marito, una bambina. Perchè non sono con lei?
Nel presente, la simpatia di Annie per il "vicino di parete" Neil, si trasforma in una preoccupante e maniacale ossessione, alimentata da spionaggi e paranoiche visioni distorte della realtà, un'ossessione che trova sfocio in continui e subdoli tormenti alla magra fidanzata diciannovenne di lui Lucy, che rappresenta agli occhi della protagonista unico impedimento alla loro unione.
In un climax di eventi presenti e passati sempre più deliranti e perversi, che tinteggiano il romanzo fino a fargli assumere i colori di un noir, il personaggio protagonista assume una trasformazione agli occhi di chi lo circonda:
forse il lettore ha preso un abbaglio, forse Annie non è una tenera vittima di un passato infelice e difficile, forse è una mente deviata, pericolosa e bugiarda, la vicina di casa che nessuno vorrebbe avere.
Il racconto giunge così ad una Spannung dal realismo quasi splatter, in cui i pezzi del puzzle passato-futuro si uniscono a formare un quadro chiaro sull'identità del personaggio.
Una scrittura estremamente lucida e scorrevole, che alterna brevi dialoghi a lunghi excursus introspettivi, mai superflui: Jenn Ashworth, classe 1982 (vale la pena visitare il suo blog http://jennashworth.co.uk/), con questo romanzo d'esordio apre riflessioni profonde sull'importanza di saper analizzare chi ci circonda e le sue azioni sotto diverse prospettive e di saper mettere in costante dubbio le nostre cosapevolezze sugli altri.
Il romanzo non ha prefazione, ma illuminanti sono le citazioni che ne precedono l'inizio:
«Nella vita quotidiana non ci si comprende mai a vicenda, e non esiste né chiaroveggenza assoluta né confessione totale. Ci conosciamo reciprocamente in modo approssimativo, per segni esteriori che funzionano abbastanza bene come base della società o addirittura dell’intimità."
Il romanzo non ha prefazione, ma illuminanti sono le citazioni che ne precedono l'inizio:
«Nella vita quotidiana non ci si comprende mai a vicenda, e non esiste né chiaroveggenza assoluta né confessione totale. Ci conosciamo reciprocamente in modo approssimativo, per segni esteriori che funzionano abbastanza bene come base della società o addirittura dell’intimità."
(Forster procede con un'altro appunto non citato in questo libro ma a mio avviso pertinente alla narrazione: "Il lettore invece può capire fino in fondo le persone di un romanzo, se il romanziere lo desidera»).
"Il passato mi batte dentro come un secondo cuore"
(Jhon Banville, Il mare, Guanda, Milano 2006)
Consigliato a chi ama la suspense e a chi ha la consapevolezza di non conoscere mai nessuno fino in fondo, tema spaventosamente attuale.
In fin dei conti, chi sono i nostri vicini?
Elisa Pardi
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