Why Read Marx Today?
di Jonathan Wolff
Oxford University Press, 2002
136 pp.
In queste settimane abbiamo pubblicizzato sul nostro blog un'iniziativa culturale importante che si è sviluppata in una serie di lezioni alla Scuola Superiore di Catania: mi riferisco al ciclo di seminari che il Prof. G. Vittone ha dedicato ai Grundrisse di Karl Marx. In effetti, il dibattito pubblico (non tanto e non solamente in ambito accademico) risente attualmente di una certa rinnovata attenzione nei confronti del pensiero marxiano. La recente (e nefasta) crisi economica sembra avere dato le ali a molti difese del Marx profetico. Si pensi, inoltre, alla crescente pubblicistica, anche all'interno del dibattito culturale italiano, di saggi legati al filosofo di Treviri (Bentornato Marx, Bompiani 2009, di Diego Fusaro, ad esempio). Perciò, la domanda che titola il libro che vi vorrei oggi presentare è di questi tempi, forse, particolarmente attuale: Why read Marx today?
La prima parte della risposta dell'autore, Jonathan Wolff, Professor of Philosophy alla UCL (Londra), allievo di G.A. Cohen (lo scolarca del marxismo analitico), ed egli stesso esegeta di punta del marxismo, suona abbastanza strana: “I have argued that Marx has not given us sufficient reason to believe his two grand theories: the theory of surplus value; and historical materialism. Furthermore, he has not given a workable account of post-capitalist society. All these difficulties share a common roots: Marx's account of human nature” (p. 122). Wolff imputa a Marx una certa miopia nell'analisi della natura umana: pur tenendo presente che notoriamente Marx è stato un critico dell'idea di un'essenza dell'umanità (l'umanità non è una sostanza immutabile, ma una continua evoluzione dei rapporti produttivi), l'intera vicenda dell'umanità, e delle società che si sono succedute nella Storia, è per Marx incentrata sul concetto di lavoro, di forza produttiva. L'uomo si distingue dagli animali in quanto faber, e l'avvicendarsi delle civiltà è la storia della continua espansione del power, dell'attività produttiva dell'umanità. Da qui il nucleo della teoria della storia marxiana:
The theory of history, as presented here, starts from the claim that human productive power tends to develop trhoughout history, and that forms of society rise and fall as they further or frustate that growth. (p. 109)
Quando la classe dominante in una particolare società non è più in grado di dare sviluppo alla forza produttiva dell'umanità, e diventa perciò conservatrice, i nuovi rapporti di produzione che si sono instaurati, e che sono lo sviluppo del potere produttivo dell'umanità, prendono il posto dell'antica classe dominante, che va incontro ad un lungo declino, economico prima, e politico poi. Questa è stata la storia della caduta del feudalesimo, cui è subentrato il capitalismo, prima come struttura economica, e poi confermato come successione al potere politico dall'aristocrazia alla classe media: gli epifenomeni di questi passaggi sono stati, in Europa, la nascita di forme di economia capitalista (o proto-capitalista), nel XVI secolo, e il lungo passaggio dell'egemonia politica dalla Corona, dall'istituto monarchico, ai Parlamenti, baluardo istituzionale della classe media (prima dell'allargamento del suffragio), in varie forme e modalità (si pensi alla Glorious Revolution inglese, alla Rivoluzione francese, etc ...). La critica che Wolff muove al cuore della teoria marxiana è questa: perché dovremmo considerare l'umanità definita solo dal suo potere produttivo? Non dovremmo forse accettare un pluralismo di tratti caratterizzanti? Il linguaggio, ad esempio, le teorie filosofiche, le teorie morali, le religioni, etc… . Per Marx, è noto, tutti questi elementi sono epifenomeni della sovrastruttura (si pensi alla critica della religione), che a sua volta è determinata dai rapporti di produzione interni alla società.
Quali implicazioni avrebbe l'accettazione di un tale pluralismo prospettico? Ne cito qui solo una, che mi pare particolarmente rilevante, in quanto cerca di illuminare un aspetto tanto centrale, quanto vago della teoria marxiana, il comunismo:
For if we are divided on religious, philosophical, national or even linguistic grounds, we may be find that we are still divided in communism (p. 125),
anche nella società comunista vi sarebbero divisioni, faglie, tra gli uomini. Non so quanto questa analisi di Wolff colga nel segno, e ammetto di non avere gli strumenti filologici per giudicare. Tuttavia, vorrei esprimere un certo scetticismo, notando che la critica wolffiana, se è una critica interna alla teoria marxiana, non credo reggerebbe se tentasse di mettere in discussione la coerenza logica della teoria (quantomeno Wolff non dà alcuna prova in merito), e dovrebbe quindi mostrare che vi sia un'inadeguatezza nel rapporto tra la teoria e la realtà empirica, impresa assai ardua se il fatto di cui si parla è l'essenza dell'umanità!
Why Read marx Today? è comunque una buona lettura, che vale la pena di essere affrontata. Nonostante talvolta si avverta che Wolff semplifica troppo le faccende, e il tono si faccia qua e là scolastico, la passione palpabile nella prosa e soprattutto il grande merito della chiarezza concettuale e della sintesi accurata, tipica dell'approccio analitico, fanno di questo libro davvero un'ottima prima guida al pensiero di Marx (soprattutto per chi, come me, non è esperto di letture marxiane, perché ha navigato in acque più liberali). La prima parte del testo è secondo me quella migliore: in queste pagine osserviamo il pensiero di Marx in fieri; seguiamo, attraverso l'analisi degli Early Writings, il giovane Marx alle prese con uno studio vastissimo, che lo porta dalla giurisprudenza, alla filosofia, e poi all'economia; lo vediamo all'opera nel tentativo di connessione multilaterale di tutto questo scibile, in un lavoro intellettuale impressionante, e la cui libertà creativa davvero ammutolisce. La grandezza e la forza innovatrice di questo pensiero viene resa da Wolff con grande accuratezza, ma soprattutto con una passione vibrante che è difficile non venga trasmessa al lettore. Nella seconda parte del libro, gli appassionati di Marx potranno trovare, forse, più stimoli: qui Wolff tratteggia alcuni punti oscuri, a suo vedere, della teoria marxiana, e cerca di illuminare maggiormente cosa Marx intendesse e cosa noi oggi possiamo intendere per comunismo. L'autore affronta qui alcuni punti salienti del rapporto tra priorità della politica o della economia nel momento del passaggio dalla società capitalista al comunismo. In chiusura una non ampia ma preziosa bibliografia introduce il lettore a studi ulteriori, con riferimenti, in particolare, ad alcuni libri-chiave del cosiddetto marxismo analitico.
Quasi dimenticavo: perché leggere Marx oggi? La ragione è che Marx è il più grande filosofo politico, assieme a Platone, della storia dell'umanità. Alcuni fan di Marx troveranno questa mia risposta insoddisfacente, un po' conservatrice dal loro punto di vista: - Non hai capito proprio nulla di Marx, è stato lui ad insegnarci che il mondo non va solo interpretato, va cambiato! - Rispondo: - Ok, discutiamone! -