Io e te: un nuovo racconto di formazione per Ammaniti

Io e te
di Niccolò Ammaniti
Einaudi Stile Libero Big, Torino 2010

pp. 116
€ 10.00

Ai primi posti delle vendite, Io e te riporta Ammaniti al romanzo di formazione. Non si può non pensare all'acclamatissimo Io non ho paura (2001), da cui Ammaniti ha preso poi le distanze con il più contorto Come Dio comanda (2005). Solo un anno è passato dal rocambolesco e visionario Che la festa cominci; e lo scrittore romano ci porta in tutt'altri atmosfera e intenti, riconfermando l'eclettismo della sua produzione. 

Io e te è la storia di un disagio: l'io-narrante Lorenzo è un ragazzino problematico, schivo e narcisista, che disprezza i coetanei per paura di essere rifiutato, e crede di doversi "mimetizzare" nel gruppo solo per essere lasciato in pace. Pieno di rabbia repressa, che sfoga in accessi di violenza, Lorenzo fa di tutto per non preoccupare la madre - iperprotettiva, ansiosa, affettuosa - e il padre - uomo d'affari, brillante e distante -. Così, quasi per gioco (ma Freud parlerebbe), Lorenzo racconta alla madre di essere stato invitato in settimana bianca da una compagna di classe: la donna è così felice, che il figlio non trova il coraggio di tornare sui suoi passi. E' più facile barricarsi in cantina (come non pensare al covo in cui era nascosto il bambino rapito di Io non ho paura?), con riserve alimentari, la fondamentale playstation e tanta tanta voglia di stare  da solo. Ma il muro d'incomunicabilità e di finzione che Lorenzo ha eretto è destinato a crollare. E tutto grazie all'arrivo dell'allora quasi-sconosciuta sorellastra Olivia, bella ma drogata, che irrompe nella cantina e nella vita asettica di Lorenzo.

Il romanzo breve conserva la consueta spontaneità della scrittura di Ammaniti, che non esita a comunicare i più remoti moti dell'animo. Non manca il turpiloquio, che, d'altra parte, è onnipresente nella vita reale: tra dialoghi smozzicati, frasi brevi e brevissime, Ammaniti porta in scena un quadro contemporaneo verosimile di cinismo e paura del giudizio altrui. Viene meno la cruda ironia delle altre opere, fuoriluogo in questo contesto, per dare sfogo alla dinamica controversa di rifiuto dell'altro e ricerca di approvazione. Terribilmente al passo coi tempi. 

GMG