di Giorgio Scerbanenco
Gli Elefanti Thriller
354 pp.
Il mio approccio con la raccolta di Scerbanenco non è stata immediatamente positiva. Più volte sono stato tentato di abbandonare la lettura della raccolta, vuoi per il linguaggio a volte troppo semplice, vuoi per le trame eccessivamente lineari, a volte quasi banali, con dei finali che talvolta interrompono il racconto in maniera secca, risultando quasi autoreferenziali e lasciando un po' l'amaro in bocca.
Eppure, c'è sempre stato un impulso a continuarne la lettura. E man mano che proseguivo nella raccolta, ho capito che effettivamente i ventidue racconti dello scrittore italo-ucraino possiedono uno spirito particolare che, al di là dello stile schietto, crudo e talvolta poco raffinato della scrittura, riescono a coinvolgere il lettore e a trascinarlo, anche per la loro schietta immediatezza, all'interno delle storie.
Storie che raccontano una Milano nera, marcia, avvolta dalla cupa ala della malavita; storie che hanno per protagonisti emarginati, criminali, balordi e persone coinvolte in fatti delittuosi che Scerbanenco svela lentamente con freddo distacco. Storie che hanno il loro teatro non solo nelle periferie malfamate e nelle zone losche, dove si annida prevalentemente la criminalità di strada, ma che si svolgono anche nelle zone benestanti, tra quei personaggi apparentemente "a posto", dipingendo quella faccia della "Milano da bere" che si cela dietro la maschera del benessere e del lusso. Ventidue racconti rapidi, schietti, che mirano dritti a mostrare agli occhi del lettore tutto il sudiciume, la miseria e la ferocia dei fatti criminali che in essi vengono raccontati.
La scrittura di Scerbanenco è una scrittura ruvida, ostica, che non lascia spazio agli ornamenti letterari e annulla bruscamente la distanza tra lettore e storia, facendo precipitare immediatamente il primo dentro la seconda. In tutti i racconti traspare una nera vena di cinismo, che insieme al linguaggio spesso poco raffinato da un tocco più umano allo stile dell'autore, tocco che contribuisce a rendere i suoi racconti fruibili in maniera immediata.
Non so se si tratta del libro giusto per cominciare a gustare questo autore, considerato da molti come il maestro del noir italiano, sicuramente si tratta di un libro da leggere per intero, e mandare giù come una sorsata del peggior liquore bevuto nel peggior bar del peggior sobborgo metropolitano. Molti probabilmente non incontreranno le iniziali perplessità che ho avuto io nella lettura di questa raccolta: si tratta senza dubbio di un ottimo esempio di letteratura noir, che tratteggia un ritratto di un mondo criminale che, per quanto possa risultare ai giorni nostri piuttosto datato, per molti suoi aspetti rimane ancora attualissimo.
Da vedere anche la trasposizione cinematografica di Fernando Di Leo, mirabile esempio di film poliziottesco anni '70, ispirato a uno dei racconti presenti nel libro.
Giuseppe