di Marco Bosonetto
Laurana editore, 2010
pp. 243
euro 16,50
Marco Dell'Elmo, in questo nuovo romanzo di Marco Bosonetto, è il presidente del consiglio di un'Italia immaginaria, ex militante culturale di sinistra diventato per interesse (mancanza di concorrenti) intellettuale di destra, e infine primo presidente del consiglio eletto con il televoto. A causa di uno scandalo sessuale viene sostituito dal suo imitatore televisivo Valter Mandlian, che tutti confondono con il suo predecessore, che cercherà di ucciderlo. Di fronte a questo nucleo narrativo essenziale gireranno intorno i personaggi più strampalati ed incredibili (ma proprio per questo estremamente realistici): da Stefano Se disoccupato alle dipendenze del dipartimento Pace Sociale settore Vagabondaggio ed Alcolismo a Livio Ardenti agente segreto ed ex poliziotto della CSAP (Campagna per lo sradicamento dell'adolescenza prolungata), da Davide Sanna ex guardia del corpo ed amante di Marco Dell'Elmo a Candido Neve libero professionista del ramo apparizioni - in arte professor Woland che convince i satanisti a non bere sangue di vergine e a mangiare più frutta - fino a Giada Osmi compagna di Neve e occasionalmente gatto nero gigante.
Un romanzo che così descritto sembrerebbe semplicemente un divertente pastiche surrealista con qualche accenno di impegno politico antiberlusconiano. Il romanzo di Bosonetto è invece molto di più. Vi sono infatti presenti trame e sottotrame: dalla difficoltà ad entrare nella cosiddetta intellighenzia di sinistra, all'opportunismo individuale e collettivo di questa nostra epoca, alla definizione della politica attuale (che non inizia e non si conclude solo con la figura di Silvio Berlusconi) tutta immagine e nessun contenuto, alla visione edulcorata e poi invece estremamente realistica di cosa sia il popolo.
Un romanzo che così descritto sembrerebbe semplicemente un divertente pastiche surrealista con qualche accenno di impegno politico antiberlusconiano. Il romanzo di Bosonetto è invece molto di più. Vi sono infatti presenti trame e sottotrame: dalla difficoltà ad entrare nella cosiddetta intellighenzia di sinistra, all'opportunismo individuale e collettivo di questa nostra epoca, alla definizione della politica attuale (che non inizia e non si conclude solo con la figura di Silvio Berlusconi) tutta immagine e nessun contenuto, alla visione edulcorata e poi invece estremamente realistica di cosa sia il popolo.
Quando mi sono trovato a incontrarlo davvero, il popolo, a starci dentro come un pezzettino di popolo uguale agli altri, in strada, sugli autobus, negli ospedali, nelle file agli uffici pubblici, al mercato, sulle spiagge, nei bar affollati, nei negozi il sabato pomeriggio, a starci dentro senza la protezione di mia madre o di uno stipendio superiore alla media, mi sono accorto che era ben diverso da come me l'ero immaginato fantasticando di diventarne un eroico tribuno. Il popolo era brutto, cialtrone, prepotente, vigliacco, bugiardo, viscido, grasso, avido, falso, razzista, egoista fino al midollo, ladro, servile e terrorizzante. Il popolo era uno schifo.
Come tutti i romanzi "contenutistici" di valore, infine, anche in questo romanzo la storia ben si collega ad una ricerca linguistica innovativa, di ricerca ed estremamente raffinata. Da segnalare, in particolare, il continuo passaggio da un lessico popolare e vicino al parlato ad uno colto e complesso, con parole e proposizioni continuamente ripetute all'interno dello stesso periodo che stanno a simboleggiare ed evidenziare l'importanza di un concetto, ripetendo alcune definizioni o descrizioni come il ritornello di una filastrocca per bambini che rende il ritmo della storia e del realismo magico di Bosonetto ancora più appassionante.
Rodolfo Monacelli