"Camminare su e giù per l'alfabeto". L'italiano tra Peppone e Don Camillo
Atti del convegno tenutosi a Pavia (Collegio S. Caterina da Siena, 1 dicembre 2008)
con uno scritto di Claudio Magris
a cura di Giuseppe Polimeni
Edizioni Santa Caterina, Pavia 2010
pp. 139
€ 15,00
Testi di Luigi Ganapini, Martina Grassi, Nuccio Lodato, Claudio Magris, Fabio Marri, Rossano Pestarino, Giuseppe Polimeni, Mirko Volpi
IL CONVEGNO - In occasione del centenario dalla nascita dello scrittore di Fontanelle, nel 2008 è stato organizzato un convegno di studi al Collegio Santa Caterina di Pavia, che negli ultimi anni offre una straordinaria disponibilità per simili eventi. Nella prima parte della serata, gli intervenuti hanno proposto un'indagine sulle opere, soprattutto da un punto di vista storico-linguistico e critico-letterario. In seguito, due studiosi di cinema hanno affrontato il problema della riduzione filmica del Don Camillo da parte di Duvivier, preparando così il campo alla successiva proiezione della pellicola. Senza dubbio, tra le più amate dal pubblico di ogni generazione, come ricorda Giuseppe Polimeni nella presentazione.
E' stato un vero peccato riscontrare tra il pubblico accademico, qui e là, proprio quel "pregiudizio supponente nei confronti di ciò che appare facile e popolare" condannato da Claudio Magris nello scritto che accompagna gli atti. Atteggiamento becero e insensato, ancor più maleducato data la presenza in sala dei figli di Guareschi, Carlotta e Alberto.
Ciò non ha impetidot alla giornata di rinnovare l'interesse critico su Guareschi, e di auspicare una rilettura scientifica più accurata in futuro.
Ciò non ha impetidot alla giornata di rinnovare l'interesse critico su Guareschi, e di auspicare una rilettura scientifica più accurata in futuro.
GLI ATTI - Per la recentissima casa editrice Santa Caterina, è uscita nel 2010 la raccolta degli atti, accompagnata da uno scritto di Magris (già pubblicato sul "Corriere della Sera", 23 giugno 2009), con la sua prosa brillante, che segue l'efficace presentazione del curatore Giuseppe Polimeni.
Poi, gli interventi. Si distingue per cura e acume lo studio di Mirko Volpi, che s'è occupato della lingua politica tra il "Candido" (rivista che esce dal 15 dicembre 1945) e Don Camillo (1948), con una schedatura attenta che dà risultati sorprendenti. Infatti, poche sono le tessere politiche reimpiegate nei racconti: solitamente, è netta la linea di demarcazione tra polemica giornalistica e narrativa.
Poi, gli interventi. Si distingue per cura e acume lo studio di Mirko Volpi, che s'è occupato della lingua politica tra il "Candido" (rivista che esce dal 15 dicembre 1945) e Don Camillo (1948), con una schedatura attenta che dà risultati sorprendenti. Infatti, poche sono le tessere politiche reimpiegate nei racconti: solitamente, è netta la linea di demarcazione tra polemica giornalistica e narrativa.
Il rapporto tra idea politica e narrativa è stato oggetto di numerose riflessioni di Luigi Ganapini, nel suo intervento "Guareschi nel Mondo piccolo".
Altra linea di studio linguistico ha portato a indagare il "'Mezzo alfabeto' di Peppone e le 'duecento parole' di Guareschi", come riporta il titolo dell'intervento di Fabio Marri. Si tratta di un'intelligente carrellata attraverso l'italiano popolare di Guareschi, caratterizzato da neologismi originalissimi, ottenuti attraverso derivazioni, deformazioni e composizioni, da cui deriva spesso un aspetto caricaturale.
Il latinorum di Don Camillo e l'approccio alla cultura hanno interessato Giuseppe Polimeni e Rossano Pestarino, che hanno ravvisato entro il Mondo piccolo spiccati richiami e confronti con il ben più noto latinorum del Don Abbondio manzoniano. Pestarino ha privilegiato i documenti biografici che confermano la conoscenza approfondita di Manzoni da parte di Guareschi; Polimeni, dopo un piacevole percorso tra i passi incentrati sull'istruzione, ha rintracciato nell'episodio di Mariolino e Gina richiami (ora scoperti ora nascosti) ai Promessi Sposi.
Nella seconda sezione degli atti, Nuccio Lodato ha proposto la sinossi del film Don Camillo (girato tra Brescello e gli studi romani di Cinecittà, novembre 1951- marzo 1952), cui è seguito un tentativo di approfondire i legami tra la narrazione e il film. Rapporto complesso, risultato di continue mediazioni con l'autore, sempre molto partecipe e difficilmente accontentabile, spesso in cattive acque con Duvivier. Di questo e delle testimonianze documentarie, nonché dei ricordi locali, si occupa l'intervento di Martina Grassi, che chiude la raccolta di atti.
Il risultato è una raccolta curata nei dettagli, minuziosamente accompagnata nel suo farsi dalla precisione di Giuseppe Polimeni. La partecipazione motivata degli intervenuti garantisce saggi intelligenti, né si trovano riempitivi, come spesso accade in simili occasioni. Concludo con un augurio: che un certo "oscurantismo" settario allontani le proprie ombre censorie dall'opera di un autore tra i più letti e conosciuti d'Italia!
Gloria M. Ghioni
Il latinorum di Don Camillo e l'approccio alla cultura hanno interessato Giuseppe Polimeni e Rossano Pestarino, che hanno ravvisato entro il Mondo piccolo spiccati richiami e confronti con il ben più noto latinorum del Don Abbondio manzoniano. Pestarino ha privilegiato i documenti biografici che confermano la conoscenza approfondita di Manzoni da parte di Guareschi; Polimeni, dopo un piacevole percorso tra i passi incentrati sull'istruzione, ha rintracciato nell'episodio di Mariolino e Gina richiami (ora scoperti ora nascosti) ai Promessi Sposi.
Nella seconda sezione degli atti, Nuccio Lodato ha proposto la sinossi del film Don Camillo (girato tra Brescello e gli studi romani di Cinecittà, novembre 1951- marzo 1952), cui è seguito un tentativo di approfondire i legami tra la narrazione e il film. Rapporto complesso, risultato di continue mediazioni con l'autore, sempre molto partecipe e difficilmente accontentabile, spesso in cattive acque con Duvivier. Di questo e delle testimonianze documentarie, nonché dei ricordi locali, si occupa l'intervento di Martina Grassi, che chiude la raccolta di atti.
Il risultato è una raccolta curata nei dettagli, minuziosamente accompagnata nel suo farsi dalla precisione di Giuseppe Polimeni. La partecipazione motivata degli intervenuti garantisce saggi intelligenti, né si trovano riempitivi, come spesso accade in simili occasioni. Concludo con un augurio: che un certo "oscurantismo" settario allontani le proprie ombre censorie dall'opera di un autore tra i più letti e conosciuti d'Italia!
Gloria M. Ghioni
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