di Silvia Avallone
Rizzoli 2010
pag. 357
euro 18,00
Anna e Francesca, amiche adolescenti , trascorrono la vita in una periferia grigia come il metallo che viene prodotto alla Lucchini, acciaieria di Piombino. Con lo sguardo rivolto all’Elba, vista come una chimera, aspettando Caronte che le traghetti verso un futuro la cui sola idea soffoca nell’afa dei pomeriggi d’estate permeati di sudore e immobilismo.
Accanto a loro fratelli, amici, padri viziosi e madri frustrate e su tutto i loro corpi adolescenti , innocenti e maliziosi allo stesso tempo, che prepotentemente rivendicano il loro posto nel mondo.
Anche i sentimenti in questo scenario acquistano una valenza di sofferenza e dolore. E nel tentativo di acquisire una loro precisa identità si scontreranno con una realtà troppo dura e ingiusta che non va aldilà delle cose che sono e quelle che si vorrebbe che fossero.
Che dire? Romanzo talmente coinvolgente che ti provoca un buco nello stomaco e un groppo nella gola.
E bevi ogni parola cercando di placare l’arsura come se fossi tu a respirare quella realtà grigia, in quel cimitero industriale nella luce bianca, anzi incolore, e l’odore di ruggine, ferro e bagnato.
Arianna di Tomasso
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