Dracula
Bram Stoker, Grandi Tascabili Newton, 311 pp.
Capolavoro della letteratura gotica di fine Ottocento, una vera pietra miliare nel panorama letterario contemporaneo che dona una nuova tinta (nera) al romanzo epistolare, figlio di quel secolo, attingendo dalla tradizione popolare dell'est Europa per dare origine ad una creatura mostruosa che, con la sua emanazione mefitica e maligna, permea tutte le terre vicine e lontane alla sua Transilvania, incombendo come una minaccia incommensurabile sulle deboli vite degli esseri umani.
Altri prima di Stoker utilizzarono il vampiro (già considerato una creatura malvagia "chic" nel Settecento) come personaggio letterario, ma nessuno riuscì a raccontare la storia di cui il vampiro è protagonista guardandola dall'altra parte, dalla parte degli esseri umani, ancora vivi, e per questo così deboli, fragili, e miserevoli davanti alla potenza sconfinata dell'inarrestabile Conte Dracula.
Stoker scrive un romanzo che risulta assolutamente "romantico", sostituendo allo spleen, così caro ai suoi colleghi, una terrificante incarnazione del male. Se nei "Dolori del giovane Werther" la natura, lo spirito, i sentimenti erano scossi dall'inarrestabile e appassionata nostalgia di qualcosa che sta oltre la vita, in questo caso i ruoli sono invertiti: la Morte torna fra i vivi, diventando Non-Morte. Si introduce con violenza nelle loro vite, tormentando i loro sogni, allungando la propria ombra sulla fragile vita degli agiati borghesi londinesi. Come da tradizione romantica però, la borghesia resta l'attrice principale, incarnando letterariamente l'uomo "nuovo" che rivoluziona la società contemporanea.
Il manipolo di uomini, sotto la gigantesca minaccia del Male incarnato, si ingegna infatti per riuscire ad eliminare una volta per tutte la causa delle loro sofferenze. Non si trova più la passione inarrestabile e il dramma spirituale dell'uomo: questa volta la causa di tutte le sofferenze è esterna, ripugnante e disgustosa, e deve essere eliminata con l'ingegno e con l'audacia che fanno dei personaggi la rappresentazione della virtù borghese ottocentesca.
Stoker tratteggia perfettamente la psicologia dei personaggi, inventandosi una storia assolutamente d'effetto, con grandi colpi di scena a noi ormai ben noti anche grazie alle trasposizioni cinematografiche, ma che all'epoca dovevano causare più di un sobbalzo nei lettori. Dracula non viene descritto quasi mai, ad eccezione della prima parte e qualche saltuaria volta in tutto il resto del libro: ciò che lo rappresenta è la sua aura diabolica, il suo influsso maligno che perseguiterà soprattutto le donne, e che torreggia costantemente sulle vite dei protagonisti. A ciò si unisce la descrizione delle ambientazioni, delle quali Stoker dà sempre un ritratto cupo e inquietante, soprattutto in quella del "dominio" del Conte.
Gli uomini sono rappresentati in maniera assolutamente umana e vulnerabile: Stoker evidenzia con sapienza la grossa differenza tra la feroce e maestosa potenza di Dracula, e la mortalità delle fragili vita dei personaggi. Un romanzo eccellente, da leggere assolutamente anche per la maggiore crudezza e il maggior realismo rispetto alle trasposizioni cinematografiche (comunque ottime per la maggior parte, almeno per i miei gusti, soprattutto quella di Coppola con Gary Oldman e la celeberrima del '31 con Bela Lugosi), di assoluta originalità e molto appassionante.
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