Il buio oltre la siepe
di Harper Lee
Universale Economica Feltrinelli, Milano 2010 (37^ ed.)
1^ edizione: To kill a mockingbird (1960)
Traduzione dall'inglese di Amalia D'Agostino Schanzer
pp. 290
€ 8.00
Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?
Già Lucrezio asseriva che uno dei modi più efficaci per assumere una medicina sia cospargere l'orlo del vaso di miele: in letteratura, dunque, occorre unire al messaggio una componente di divertimento. Così il romanzo di Harper Lee, edito nel '60, è ancora oggi una delle letture più consigliate per parlare di razzismo e di senso della giustizia.
L'azione si svolge interamente nell'Alabama degli anni Trenta, nella piccola contea di Maycomb, quando il razzismo contro i neri era ancora particolarmente forte, e le disparità sociali una realtà accettata passivamente da quasi tutti i compaesani. Tra i pochi dissidenti, Atticus Finch, avvocato idealista che accetta, pur prevedendo tutte le conseguenze drammatiche, di difendere Tom Robinson, uomo di colore, accusato di aver stuprato una ragazza di Maycomb. Dissidi interiori, dubbi e soprattutto prove soverchianti costellano la difesa dell'avvocato Finch, che si batte disperatamente per quell' "usignolo" (il mockingbird del titolo originale) minacciato di morte.
Ma, dunque, dov'è il "miele" della narrazione? In primo luogo, la vicenda è narrata dalla figlia di Atticus, Jean Louise, da tutti chiamata Scout, che, ormai adulta, rievoca la sua infanzia. Con lei, il fratello maggiore Jem, unito da un legame indissolubile e davvero invidiabile, e il compagno di giochi Dill. Così, giochi, dispetti, scherzi e prove di coraggio segnano le pagine di buonumore, portando la narrazione a fuoco sull'infanzia di questi gianburrasca americani.
Gli eventi degli adulti vengono sempre filtrati dalle coscienze ancora intatte dei ragazzini, che rivolgono domande spesso complesse ad Atticus e alla governante di colore Calpurnia. E le risposte sono colme di bellezza per la loro semplicità, e per la verità che affiora sempre: educare in questo libro significa aiutare i ragazzini a capire, senza allontanarli dalla realtà a volte triste e ingiusta. Così non meraviglia che Scout chieda a suo padre cosa significhi "stuprare", e che i tre amici si stringano in aula per assistere al processo.
Accanto all'educazione alla verità, vi è anche l'educazione alla curiosità, che tuttavia mette i ragazzini in pericolo. I tre sono particolarmente attratti da ciò che vedono oltre la siepe, che simbolicamente rappresenta tutto ciò che è sconosciuto. Nell'opera, la siepe divide la casa di Scout e Jem da quella di Arthur (Boo) Radley, personaggio misterioso che in paese ha la fama di essere pazzo e, per questo, perennemente rinchiuso nella sua casa. Nessuno sa come sia Boo, né come passi il suo tempo: sono tutti ottimi motivi per attirare l'attenzione dei tre amici, che negli anni intessono uno strano rapporto con Boo, senza mai vedersi, fino a un evento in cui l'apporto di Boo sarà fondamentale ai fini della storia.
Dunque, molteplici fili si intrecciano per rendere questa narrazione accattivante, pregna di significato e al tempo stesso consigliabile a un pubblico variegatissimo: già alle scuole medie si potrebbe proporre questa lettura, anche per brani antologici. Indimenticabile è anche l'intepretazione di Gregory Peck nel film omonimo (diretto da Robert Mulligan nel 1962), che gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista. Un capolavoro letterario e cinematografico che non può mancare, né si può dimenticare.
Gloria M. Ghioni