di Piero Pieri
Transeuropa edizioni, 2010
...Prima di accadere, una catastrofe sembra impossibile, ma dal momento in cui accade diventa agli occhi di tutti necessaria e inevitabile.
Reportage di un' apocalisse annunciata, dunque, l' acre e non conciliante romanzo di Piero Pieri, docente di Letteratura italiana contemporanea per il corso D.A.M.S. di Bologna, edito nel 2010 da Transeuropa Edizioni.
In tre fitti, stringenti Quaderni di cruda indagine sociale, l' io narrante, inevitabilmente Capriccio, cerca di assemblare i cocci dell' ormai esploso vaso di Pandora del senso comune, palpando senza patetismi
una sofferenza all' avanguardia, contemplativa e inutile, tipica di quel ceto confuso che neanche ha il buon gusto di farsi borghesia.
Brandelli d' umanità mutilata e assorta, quelli di una generazione disgregata dall' insensatezza panica, pungolata da un ripiegamento ciecamente intimista, che per sbarcare il lunario si scopre impegnata in annoiati Tentativi abortiti di ribellione, fallimentari già nell' intenzione, inequivocabili nelle loro velleità antieroiche.
Così un nugolo di universitari, variamente stereotipato per procura critica, offre il braccio disarmato a quella nausea civile
che ti pianta a terra mentre nell' orecchio ascolti il trapestio nevrotico di mille insetti dritti nel cervello...;
In un circolare rincorrersi di appartamenti claustrofobici, nel tipico caos ragionativo delle stanze in affitto per fuorisede, la malinconia del più classico degli amori feroci è condensata nel chiasmo di un educato aborto spontaneo, contraltare di un parto ideologico che stenta a concretizzarsi nell' assopita irriverenza politica degli ormai consueti abusi di corridoio, salvo proprompere, di quando in quando, con subdola maestria da rabdomante, in sfoghi orgasmici malfermi e strenue violazioni d' amicizie private.
L' oblio decadente è sempre a portata di mano, a Bologna.
Una Bologna efficiente per spudorato dileggio, che fagocita gli spiriti presunti liberi dei giovani autoctoni, umiliandone i corpi ingabbiati, giustamente perseguiti - non da ultimo, dalle forze del cosiddetto ordine costituito - per ingiuste, ingiuriose cause.
Se una ruggente sassaiola resta, fuor di metafora, l' unica possibilità di scampare all' acrimonia millenaria delle caste corrotte, è con un linguaggio sincopato, tranciato di netto, mai affabulatorio, che il Capriccio della ribellione odierna coglie nel segno del placido imborghesimento tout court, immortalando l' istante del mancato spaesamento delle sovrastrutture incriminate nell' ostinato oscurantismo da regime che preserva i suoi presunti bersagli da ogni reale, escoriante echimosi:
Poi succede che i sassi diventano coltelli che li sgozzano, li evirano, ma loro stanno ancora lì a pensare a quella volta che non c'hanno portato al circo a vedere gli elefanti.
Quanto è autentica, dunque, la rabbia oppressa dei giovani emiliani, italiani, dei giovani del mondo? Quanta insoddisfazione, invece, intimamente personale, si cela dietro le barricate di cartapesta di questa lotta senza quartiere che chiamiamo vita?
Qual è, dunque, la nuova anarchia?
Se gli insperati Tentativi di riconversione di un quotidiano ormai in frantumi scimmiottano inabili sketch d' inesatta comicità commerciale, altrettanto Drastiche vie di fuga sembrano fenomenologicamente prospettare gli spietati rigurgiti infantili di una ex generazione del sè, alla spasmodica, discendente, lenta ricerca di un se...
Francesca Fiorletta
Francesca Fiorletta
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