Per un solo flash back
di Laura Azzali
Edizioni ProgettoCultura, Roma 2011
€12.00
Te ne renderai conto.
Ti darà fastidio.
Ti arrabbierai.
Ti chiederai che cosa voglio adesso.
Ancora.
Avevo ragione io.
Tu riderai di me.
Ti ringrazio.
Questo non è per te.
In questi fulminanti, estemporanei versi che ci introducono in medias res nel romanzo rammemorato della Azzali, c'è tutta la complessità sgusciante dell'animo della protagonista, Rebecca, donna moderna, eppure nient'affatto contemporanea, specchio di un mondo tanto patinato quanto inospitale, alter ego ipertrofico, variabilmente realizzato, di giovanili desideri mai paghi, di sentieri mai seguiti fino in fondo.
Rebecca, una quotidianità meticolosa, ha il guardaroba firmato e le piantine sul davanzale assolato dello studio; ha un fidanzato che la ama educatamente, entro i limiti pratici e sentimentali che lei stessa gli concede di perimetrare.
Rebecca, una grinta invidiabile, gode del rispetto di colleghi e amici, si concede svaghi puerili e vanesi tra i quali camuffare una seriosità imperante, che le attanaglia le notti insonni in una fredda Milano non-troppo-da-bere.
Rebecca, un ossessivo, struggente, martellante rimpianto: non essere in grado, lei così misurata e incorruttibile, di assecondare gli impulsi più veraci del suo corpo, di dipanare le determinazioni più autentiche del suo essere.
Avrebbe voluto fare la scrittrice, Rebecca.
Avrebbe saputo, lei sì, solo lei davvero, amare profondamente quell'ignaro ex compagno di liceo, a cui soleva comprare regali immotivati, scanditi da fatue ricorrenze, salvo poi tener riposti doni e cimeli a suo esclusivo disuso e consumo, impacchettandoli gelosamente tra i recessi più segreti di un simil romanticismo formato armadio.
A farle rivivere questo lunghissimo, unico flashback, che è poi sostanza esiziale del romanzo, un incontro fortuito e paradossale, da cui si dipana un miscuglio così ben architettato di casualità cinematografiche, da risultare immediatamente surrettizio e onirico.
Il racconto in sé è un pacifico spunto d'indagine antropologica, da cui prende il via una laconica quanto privatissima digressione sulla complessa articolazione del carattere di Rebecca, unico vero personaggio del testo, mai abbastanza personalizzato, forse, da suscitare piena empatia, ma anche e soprattutto per questo (volontariamente?) straniante quanto lo spettacolo di un teatro di marionette, che ci pone con dispetto davanti all'assurdità del non saper sopravvivere, all'inettitudine delle scelte inoculate, alla spasmodica, paralizzante paura del fallimento.
Tornati al presente, la nevrotica Rebecca ci lascia, per studiosa e studiata mano della sagace e attenta Laura Azzali, con un contrappasso energetico notevole, che rigetta i flaccidi timori psico-emotivi e le insicurezze attitudinali della tarda adolescenza, concretizzandoli in un quello che vuole essere, essenzialmente, un delicato romanzo d'esordio nell'editoria indipendente.
Francesca Fiorletta
Francesca Fiorletta
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Laura Azzali è nata a Casalmaggiore (CR) nel 1980.
Suoi racconti sono presenti nelle Antologie di Caravaggio Editore e Fermenti.
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