Le donne che fanno la storia


101 donne che hanno fatto grande Napoli
di Agnese Palumbo
Ed. Newton Compton Editori

pp. 369
Euro 14,90


Sono 101 le donne che, secondo Agnese Palumbo, giovane giornalista partenopea e studiosa delle questioni di genere, hanno reso grande la città di Napoli. E la Palumbo Napoli la conosce bene. Ce l’ha raccontata attraverso 101 storie e leggende inenarrate e attraverso le 101 attività indispensabili per poter dire di essere stati davvero nella città dai mille volti e dalle mille, no dalle 101, storie. Ora lo fa attraverso ritratti di donne di tutte le epoche, donne che hanno nobilitato questa città o che, come la sirena Partenope, l’hanno generata. Questo libro ci porta ad esplorare un universo di personalità femminili dall’anima diversa, come lo sono le mille sfaccettature di una città poliedrica come è il capoluogo campano. Sacro e profano si mescolano all’interno della narrazione che ha un carattere prevalentemente storiografico ma che non disdegna la tradizione leggendaria e folkloristica partenopea. Abbiamo così donne di arte e di bellezza; di amore e perdizione; di memoria popolare; di guerra e coraggio; di potere e di piacere; di affetto e famiglia; di studio e scienza; di imprenditoria femminile; di militanza e di rivoluzione; di fede e di beneficenza.
Le figure femminili che rivivono nelle pagine di questo bel libro sono donne che hanno cambiato la storia, ma che della loro si sa poco, donne che hanno sofferto, combattuto, che hanno dato un contributo fattivo all’arte, alla scienza, alla politica , ma sono, in fondo anche le mamme, le mogli, le amanti, le eroine che incontriamo tutti i giorni per le strade di Napoli.
In questi tempi in cui l’immagine della donna è svilita, e troppo spesso passano agli onori della cronaca storie di giovani che si prostituiscono non per sopravvivere, né per puro piacere, ma per una borsa o un paio di scarpe griffate, o ancora peggio, se si può immaginare, per farsi passare un compito in classe, per raggiungere una posizione sociale, non fa male leggere ritratti di napoletane che in epoche molto più complicate della nostra hanno saputo dare un senso alla vita, seppure tragica. Pensiamo a Artemisia Gentileschi, stuprata ma che ebbe il coraggio di far processare il suo aggressore. Cosa c’è di speciale? Era il XVII secolo.
Lo stile è quello a cui ci ha abituato la Palumbo, raffinato ma semplice, ironico e dolce come la sua voce.

« …Il ciel ripose/ in noi madri, in noi spose,/ le sorti liete della patria o il danno./ Se concordi saremo dell’alta impresa./ Restano i figli nostri in sua difesa. » (Laura Beatrice Oliva).
Luisa Roberto