Priapei, rime, impronte letterarie e versi mondani di un cronista innamorato
di Stanislao Liberatore
Ianieri, 2010
con una prefazione di Giordano Bruno Guerri
€ 8,00
pp. 40
Stanislao Liberatore nel suo libro “Il collezionista di emozioni”, priapei, rime impronte letterarie e versi mondani di un cronista innamorato, si definisce uno “studente perpetuo”.
Non lasciatevi ingannare, in realtà dietro malcelate spoglie si nasconde un esteta della parola.
Con le parole accarezza, lambisce i sensi e le idee e scava come la goccia fa per la roccia, lentamente ma inesorabilmente.
Con le parole bacia senza labbra.
Evoca l’ eros, affascinante e prepotente, tara maledetta e al contempo dono meraviglioso che detta la logica e la forma dei pensieri, incatena e protegge ed è irrevocabile.
Il suo alter ego, il suo cronista innamorato per osmosi fluidamente si compenetra con il Vate, quasi incrociandone i destini.
Ci instilla il desiderio di oltrepassare con un linguaggio ricercato ed accattivante i confini della carne, ad uscirne, andare oltre, evocando immagini sublimali che sfrigolano i sensi e quasi si gustano tenendo gli occhi chiusi, per vedere meglio.
Si assapora in bocca il gusto del miele ambrato, della cioccolata calda aromatizzata alla cannella. Ci giunge il profumo del vento del passato che riannoda i fili della memoria mentre il corpo lascia la sua impronta sulla sabbia calda.
Continua, il viaggio sensoriale, nel mistero impenetrabile del cuore, “instrumento mirabile invenzionato dal sommo maestro” che comunica l’energia necessaria a sostenere la vita.
Ma Eros si trasforma, veste le sembianze di Giano e ci mostra il suo volto di struggimento, speranza disillusa e vana attesa, perché “vola chi s’ama, ma a volte affila ali di lama”…
Arianna Di Tomasso
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