del Marchese De Sade
Rizzoli, Milano 1973
Traduzione italiana a cura di Luigi Baccolo
Prefazione e note di Georges Daumas
In appendice: "Notizia sull'asilo di Charenton" di Hippolyte De Colins
pp. 154
Due quaderni (5 giugno 1807- 26 agosto 1808; 18 luglio 1814 al 30 novembre dello stesso anno)
Chi si aspetta un diario ricco di frammenti lubrichi, avventure amorose e sospiri di piacere alla Justine, sbaglia. Sarà che Sade è ormai vecchio (nato nel 1740, ha sessantasette anni quando scrive il primo quaderno), sarà che da anni è rinchiuso in nell'Asilo di Charenton-Saint-Maurice. L'uomo che si presenta è ben diverso dal prigioniero di Vincennes prima, e della Bastiglia poi: manca l'antica passione incendiaria e trasgressiva, benché tizzoni non più ardenti - ma non ancora spenti - si intravvedano tra le pagine dei due quaderni.
La struttura - Due quaderni conservati, dicevo, di un corpus maggiore, dal momento che il grafomane Sade non ha mai dimenticato la scrittura; Daumas nella prefazione ipotizza che gli altri quaderni (forse due) siano stati sottratti e censurati, o addirittura distrutti per via dei contenuti più espliciti. E forse anche per aggirare la censura, Sade tiene un diario cifrato, pieno di sigle difficili da sciogliere, anche a causa della sua grafia frettolosa, complessa, che ha reso più volte illeggibili porzioni di frasi. Questo spiega l'incompletezza della presente edizione, lacunosa in più punti o con lezioni ipotizzate e ricostruite.
Lo stile - Per quanto riguarda poi le annotazioni diaristiche, Sade ha conteggiato metodicamente (nevroticamente?) il numero di giorni di reclusione, spesso annotati con attenzione maniacale; mese per mese, gli incontri e gli eventi delle giornate sono registrati con la data e i caratteri fondamentali; mancano del tutto dettagli superflui, quasi fossimo davanti a un memorandum finalizzato a sconfiggere l'oblio della memoria, e niente più. Mancano infatti velleità letterarie, le frasi sono tanto scarne da risultare talvolta brachilogiche: domina la paratassi, alternata tuttalpiù a una paratassi cronachistica.
La struttura - Due quaderni conservati, dicevo, di un corpus maggiore, dal momento che il grafomane Sade non ha mai dimenticato la scrittura; Daumas nella prefazione ipotizza che gli altri quaderni (forse due) siano stati sottratti e censurati, o addirittura distrutti per via dei contenuti più espliciti. E forse anche per aggirare la censura, Sade tiene un diario cifrato, pieno di sigle difficili da sciogliere, anche a causa della sua grafia frettolosa, complessa, che ha reso più volte illeggibili porzioni di frasi. Questo spiega l'incompletezza della presente edizione, lacunosa in più punti o con lezioni ipotizzate e ricostruite.
Lo stile - Per quanto riguarda poi le annotazioni diaristiche, Sade ha conteggiato metodicamente (nevroticamente?) il numero di giorni di reclusione, spesso annotati con attenzione maniacale; mese per mese, gli incontri e gli eventi delle giornate sono registrati con la data e i caratteri fondamentali; mancano del tutto dettagli superflui, quasi fossimo davanti a un memorandum finalizzato a sconfiggere l'oblio della memoria, e niente più. Mancano infatti velleità letterarie, le frasi sono tanto scarne da risultare talvolta brachilogiche: domina la paratassi, alternata tuttalpiù a una paratassi cronachistica.
I contenuti - Al centro del diario ci sono le giornate di reclusione, con la ripetitività spezzata solo dai pochi incontri con qualche conoscente, con "Madame" o con Mademoiselle Leclerc. Ma veniamo a queste due donne: la prima è la storica amante di Sade, Madame Quesnet, presente nel diario come una presenza viva, mai messa in discussione; la seconda è Madeleine Leclerc (siglata Mgl.), una diciottenne che sembra lavorasse nell'Asilo come subalterna. La ragazzina sarebbe l'ultima relazione del vecchio Sade, stando alle carte: i due avevano un ennesimo appuntamento per il 4 dicembre del '14, ma Sade è stato stroncato dalla morte la sera del 2.
Figurano poi anche le preoccupazioni economiche del Marchese, e un perenne conto alla rovescia dei giorni di detenzione rimasti. Impressiona non poco pensare che mai Sade avrebbe riacquistato la libertà...
La fortuna - Il diario non risulta immediatamente fruibile per un lettore poco avvezzo alla storia del Marchese. Fondamentale la prefazione, interessanti ma del tutto accessorie le parti in appendice.
Gloria M. Ghioni
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