di Pasquale Chessa e Barbara Raggi
Mondadori, Milano 2010
€ 19.50
pp. 226
Martedì 15 marzo 2011, presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo di Sassari, Pasquale Chessa e Barbara Raggi hanno presentato la loro ultima fatica. Lo stretto lavoro di equipe ha consentito ai giornalisti di calarsi nei panni di storici-archivisti e, perché no, anche un po' filologi, per riordinare e portare alla pubblicazione un'inedita raccolta epistolare tra Mussolini e Petacci, risalente agli anni salienti della Repubblica di Salò.
L'epistolario è giunto a noi dopo una serie di vicissitudini avventurose: le lettere, divise in sessantotto pacchetti chiusi in quattro casse, sono state seppellite per volontà della stessa Petacci a pochi giorni dalla morte, all'insaputa di Mussolini, che da tempo voleva distruggerle. Una telefonata anonima, anni dopo, ha permesso di trovare le casse, e il materiale autografo è stato portato all'Archivio di Stato. Da quel momento, un lungo silenzio: non ci sono state proposte editoriali, né storici del fascismo hanno cercato di accedere ai documenti. Fino ad oggi.
La mole di lettere è imponente: 318 lettere di Benito a Clara; molte di più le fluviali risposte della Petacci. Non tutte sono datate, così Chessa e Raggi hanno dovuto ricostruire l'ordine corretto delle missive (ove possibile), decifrare grafie e sciogliere abbreviazioni e sigle. A tal fine, si rivelano fondamentali le lettere della Petacci, che da convinta grafomane riprende fatti accaduti, e racconta diffusamente, senza dare nulla per scontato. Al contrario, Mussolini sceglie una scrittura strettamente privata, difficile da comprendere, piena di allusioni e di riferimenti a fatti e a persone che solo Clara può conoscere.
L'epistolario getta una nuova luce su una delle coppie più drammaticamente note del Novecento: Clara (e non Claretta) è una donna forte, folle, passionale e irrazionale nelle sue manifestazioni di gelosia; d'altra parte è anche una consigliera politica attenta, una fascista eccessivamente fervente, estrema nella sua posizione. Mussolini, sorprendentemente, si mostra un corrispondente solerte e attento, nonostante i giorni di grande depressione che accompagnano il periodo di Salò. Vita privata e vita pubblica si fondono in questo epistolario intenso, inaspettato e che costringerà in parte a rivedere le monografie storiche sul Duce e sulla sua compagna.
Ciò non toglie che solo le lettere parleranno davvero agli storici, scansando così il rischio di cadere in proposte facilmente revisionistiche.
Gloria M. Ghioni