ChiassoLetteraria. Diario di bordo: 3° giorno.
8 Maggio
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Si è concluso oggi il festival ChiassoLetteraria, dopo una tre giorni che ha coinvolto scrittori, giornalisti e artisti internazionali in un viaggio per i mari della letteratura.
Michele Mari e Goffredo Fofi |
La mattina si è svolta interamente nella sala di Spazio Officina, dove il primo ad intervenire è stato Michele Mari, scrittore e docente di letteratura italiana all’Università statale di Milano. Conversando con Goffredo Fofi, saggista e critico letterario e cinematografico (ed è proprio di oggi una pagina dell’ inserto domenicale del Sole24Ore che propone un suo estratto) Mari ha ricordato i suoi scrittori preferiti (Conrad, Melville, Stevenson, Salgari, ma anche Manganelli, Landolfi, Gadda, Bufalino), e tra una citazione di Borges e una riflessione sull’Horcynus Orca di D’Arrigo, ha parlato del suo libro Tu sanguinosa infanzia (Mondadori, 1997) e del suo amore per gli scrittori di mare, in particolare per l’autore di Moby Dick.
Da uno “scrittore letterato con un enorme amore per l’avventura”, come lo definisce Fofi, si passa a uno “scrittore per lettori avventurosi, un capitano Achab della letteratura contemporanea”: così Fabio Zucchella ha introdotto il giornalista, romanziere e saggista statunitense William T.Vollmann. L’incontro ha segnato l’inizio di una serie di riflessioni sull’attualità politica che, casualmente, ha caratterizzato l’intera giornata di oggi (ma già Fofi aveva ricordato la tragedia degli annegamenti degli immigrati che tentano le traversate del Mediterraneo coi barconi).
Nei suoi libri, tra cui Come un’onda che sale e che scende. Pensieri su violenza, libertà e misure d’emergenza (Mondadori, 2007) e Afghanistan Picture Show, ovvero come ho salvato il mondo (Alet, 2005), Vollmann ha trattato temi scottanti dell’attualità, scrivendo di crack, prostitute e mujaheddin afgani. Il suo ultimo libro Europe Central (vincitore del National Book Award for fiction nel 2005 e tradotto in italiano per Mondadori nel 2010) si pone sulla scia degli altri: Vollmann considera il personaggio come attore morale e ha spiegato la sua visione dicendo: “ ne I fratelli Karamazov si legge <>; ecco, io capisco cosa voleva dire Dostoevskij, e cioè che se vogliamo un mondo migliore dobbiamo sentirci tutti responsabili”. Qualcuno del pubblico ha chiesto a Vollmann che cosa ne pensasse della morte di Bin Laden; lo scrittore ha risposto dicendo di non essere triste, ma sostenendo che “l’esecuzione senza giudizio è un atto di paura e debolezza”. Poi ha parlato della guerra in Iraq, del “tremendo equivoco della non comprensione di una cultura”. Zucchella ringraziandolo di essere venuto “in questa terra di contrabbandieri di parole”, termina l’incontro tra gli applausi.
W. Vollmann (al cento) con la sua interprete e F. Zucchella |
Cesare Poppi |
Le riflessioni sui problemi del mediterraneo si sono protratte anche nel pomeriggio con Cesare Poppi, celebre antropologo italiano, e Il Romito di Lampedusa ed altre storie mediterranee, una lectio magistralis che, alla fine, si è rivelata essere una piacevole narrazione. “Ero al mercato del pesce di Catania”, inizia Poppi, “quando un venditore disse ad un altro 'Tu fai come il romito di Lampedusa'. Fu lì che ho scoperto il significato dell’espressione: tenere i piedi in due staffe, fare il doppio gioco”. Poppi ha spiegato l’origine di quel nome e ha raccontato le storie di alcuni celebri rinnegati: coloro che nel XVI secolo abbandonarono la fede cristiana per convertirsi all’Islam. Alla fine della sua storia immagina lo spirito di un rinnegato confinato a Lampedusa che riflette su ciò che succede oggi nel mare della sua cara isola: “A Lampedusa morti non se ne videro mai, era un porto franco. Dicono che salpano dalla Libia ma vengono da tutta l’Africa. Tanti morti in mare non li vidi mai. La mia condanna è non capire perchè ci siano oggi più morti in mare di allora”.
Ibrahim Al-Koni |
Dalle coste di Lampedusa al deserto di uno scrittore libico (gli elementi per essere in tema con le pagine dei giornali ci sono tutti). Ibrahim Al-Koni, autore di lingua araba con una quarantina di romanzi all’attivo, intervistato dalla giornalista e traduttrice Luisa Orelli, ha parlato dei temi della sua poetica: il deserto che per lui, cresciuto tra i Tuareg, rappresenta tutto l’universo, la verità, vero oggetto di ciò che scrive, la politica che, se vista come desiderio di potere e di controllo, deve essere sempre limitata dalla giustizia. Impossibile non cogliere un riferimento a Gheddafi, come lui stesso ha esplicitato in seguito dicendo che il Raìs rappresenta l’esempio supremo di questo meccanismo peccaminoso. La politica, così come le figure di despoti, sono presenti nella sua opera, ma sempre in forma non referenziale: “la letteratura”, ha concluso Al-Koni, “deve far ricavare dei simboli dalla realtà”.
Dopo queste ultime conversazioni così attuali ci siamo spostati ai Magazzini FFS dove ha avuto luogo l’ultimo incontro. Prima, però, l’organizzatore Marco Galli è intervenuto per ringraziare tutto lo staff di ChiassoLetteraria che, lo ricorda, è un’associazione, e quindi vive anche grazie ai contributi di tutti coloro che credono in questo spazio letterario.
Fabio Pusterla (dietro) con Donata Brera, Massimo Gezzi (al centro) e Francesco Scarabicchi (a destra) |
Il festival si è chiuso in modo veramente speciale: Fabio Pusterla, che avevamo già incontrato ieri nelle vesti di intervistatore di Peter Bichsel,dà Carta Bianca, questo il titolo della performance, alle voci poetiche di Donata Berra, Massimo Gezzi e Francesco Scarabicchi, tre scrittori che, nella loro produzione poetica, si sono occupati di mare. Tutti e tre si sono alternati nella lettura di alcuni brani tratti dalle loro raccolte (qui ricordiamo solo: A memoria di mare, Casagrande,2010 della Berra; Il mare a destra, Atelier 2004 di Gezzi; La porta murata, Residenza, 1982 di Scarabicchi) e hanno cercato di raccontarci, ognuno a modo suo, la loro esperienza col mare, la loro visione delle onde.
Donata Berra, poetessa e traduttrice, ha esordito dicendo che per lei “il fascino del mare si alimenta con la lontananza”. Non ha mai vissuto in un posto di mare, ma ciò non le ha impedito di intitolare una sua raccolta A memoria di mare. Massimo Gezzi è critico letterario, ha scritto su Montale, Cattafi, Volponi; ha parlato del mare delle sue Marche che, insieme ai monti, è esperienza visiva da una vita intera (anche Leopardi accomunava questi due elementi della loro terra: e quindi il mar da lungi, e quindi il monte).
Un altro marchigiano, Francesco Scarabicchi, poeta e traduttore, ha parlato del mare che pervade i ricordi della sua infanzia, “quello estivo del mattino presto, quando le onde sono quiete e si infrangono lentamente sulla riva a tre a tre, come deliziose terzine”. Tra una citazione di Shakespeare e una di E. A. Poe il nostro incontro si conclude al ritmo delle onde evocate da Scarabicchi, che ci congeda con una frase di Lavorare Stanca di Pavese: “ci sarà sempre il mare”.
Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo sai. È il Pavese (ancora) dei Dialoghi con Leucò, ed con questa frase in testa che lasciamo Chiasso (con l’intenzione di tornarci l’anno prossimo: chissà quale sarà il tema della VII edizione!) e salutiamo il festival che, in definitiva, ha soddisfatto ogni nostra aspettativa: ha dimostrato la vitalità di questa piccola cittadina al confine tra Svizzera e Italia, ha proposto incontri mai banali, e ha saputo scegliere un tema attraente e attuale.
Conoscere e indagare il mare è un’esperienza continua, fatta di attese e ritorni, come spiegava ieri Antonio Prete citando Valéry. Lo cantava anche Pierangelo Bertoli, quel mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare, che si placa e tace senza resa e ti aspetta per ricominciare. I preziosi contributi di questi giorni dei protagonisti di ChiassoLetteraria ci offrono l’occasione di ri-leggere, ri-ascoltare, ri-vivere le visioni, gli odori, i saperi diversi che cela il mare, che non si conosce mai abbastanza, ma che è sfida e specchio per l’animo umano. Così come la letteratura. Buona navigazione.