Invito alla lettura:
i Wu Ming
Un tempo c’erano gli aedi, cantori che tramandavano oralmente le vicende epiche da una generazione all’altra basandosi sull’utilizzo di formule mnemoniche. Intessevano un canto che per secoli il popolo avrebbe ricordato e trasformato a sua volta. Oggi ci sono i Wu Ming. Accostamento paradossale, senza dubbio. Ma – mutatis mutandis – potremmo dire che è così.
Quattro scrittori, ognuno porta un numero di riconoscimento. Non si presentano come individui ma come gruppo perché ciò è funzionale alla loro idea di letteratura. È una sorta di laboratorio di scrittura potenziale: si scambiano idee, testi, li correggono e li riscrivono a vicenda. Ciò che ne deriva è l’opera collettiva in cui non ha importanza distinguere ciò che si è scritto personalmente nell’insieme di un prodotto artistico finito. Sono gli autori di uno dei più famosi romanzi collettivi contemporanei: Q (firmato da un certo Luther Blisset, pseudonimo che indica il gruppo). Ad esso sono seguiti altri testi del genere: 54, Manituana, Altai.
Hanno dato anche importanti contributi alla definizione di letteratura contemporanea con alcuni saggi tra cui il famoso New Italian Epic, in cui hanno teorizzato la nascita di un
“nuovo romanzo epico italiano”.
Provocazione sì, ma anche “lucido tentativo di sistemazione teorico letteraria”, come lo ha definito Asor Rosa.
I Wu Ming hanno fatto delle scelte ben precise: rinunciando all’immagine personale, al divismo dell’autore, hanno posto l’attenzione esclusivamente su un progetto di scrittura nuovo, comunitario nel senso primitivo del termine, che esplori strade mai percorse prima e che si serva, allo stesso tempo del più imponente mezzo di comunicazione della nostra epoca: il web. Arcaico e primitivo sono complementari e compresenti.
Sono sempre presenti sulla rete, tutti i loro testi si trovano sul loro sito/blog Giap e sono scaricabili gratuitamente (che affronto per il mercato!). Conducono un’attività frenetica: intrecciano un dialogo inesausto con altri scrittori, artisti. Commentano i testi altrui e fanno dichiarazioni di poetica. Ma più di tutto sono in perenne contatto con i lettori che scrivono loro e pongono domande sugli argomenti più disparati. E rispondono sempre. Viene a cadere quella rigida separazione artista divo-creatore e lettore adorante-passivo a favore di un rete unica di comunicazione. Non li vedremo in tv o in posa su un rivista patinata eppure presentano i loro volumi, vanno in giro per le università e i giovani sanno che li possono trovare con un semplice click e che dall’altro lato del computer non c’è un addetto stampa che risponde al posto loro.
Letteratura e mondo esterno, letterario ed extraletterario in dialettica costante. È questa l’essenza dell’universo postmoderno: non ha più senso che l’uomo di lettere si richiuda in una torre d’avorio perché la letteratura è diventata anche attualità, riciclo di materiale esistente, comunicazione massmediatica, strategia di marketing. E, per quanto doloroso, è anacronistico non volerlo vedere.
Ma i Wu Ming sono interessanti davvero anche sotto il semplice profilo letterario – editoriale. Nel primo caso rappresentano un tentativo riuscito di dar vita a una scrittura ricorsiva, che si modifica costantemente, che non resta mai uguale a sé stessa. Dall’altro lato una nuova strategia di ingresso dei libri nel mercato: come in una corsa a ostacoli, si salta lo step della mediazione editoriale e si arriva al lettore. Così…semplicemente.
È un’idea di letteratura potente, un po’ azzardata forse ma che ha ritrovato una fiducia nella parola che negli anni ’90 sembrava essere perduta. Sicuramente essa spiazza la maggior parte del pubblico che si trova adesso di fronte a oggetti narrativi difficilmente identificabili che mescolano invenzione e realtà, realismo e astrazione. Il tutto nella profonda convinzione che il romanzo non ha cessato di esistere ma è un oggetto in divenire e un romanzo contemporaneo è ancora possibile. Certo non sarà più Madame Bovary o Anna Karenina ma può essere qualcosa di ugualmente interessante che solo il tempo ci aiuterà a valutare con la giusta ottica.
E inoltre, paradossalmente, la loro è anche una fiducia nella Storia, che resta un elemento fondante nel caos dei loro testi. Solo si tratta di una storia ibridata con elementi e generi diversi (dal fantasy, al gangster, al realismo grottesco fino ad arrivare alle inclinazioni etniche).
Un bel miscuglio? Una furba trovata? Lascio a voi giudicare. Nel frattempo, se fossi in voi, un giro sul loro blog lo farei.
Claudia Consoli
Il link al sito nuovo dei Wu Ming: http://www.wumingfoundation.com/index.htm