Per una storia del genere, Necrophylia di Francesco Scardone, una intervista è necessaria. Non capita tutti i giorni di avere a che fare con i morti, almeno in questo modo.
Sulle recensioni incombe la voce del loro autore, ma qual è quella dello scrittore? Come ha concepito quelle scene, quegli intrecci? In che modo, insomma, è arrivato alla fine?
Sulle recensioni incombe la voce del loro autore, ma qual è quella dello scrittore? Come ha concepito quelle scene, quegli intrecci? In che modo, insomma, è arrivato alla fine?
Francesco è uno studente al secondo anno di Lettere Moderne, ha 21 anni e vive a Torre Annunziata, in provincia di Napoli. Non ha dubbi sui suoi gusti letterari: c'è la letteratura americana con Palahniuk, Keoruac, Ellis. E poi, "l'insuperabile Dostoeviskij".
E che dire del cinema? Gli piace parecchio: un giorno, vorrebbe confrontarsi anche con la cinepresa. Un giorno molto lontano: per adesso, infatti, "la sua vera passione" è la scrittura.
«Ho cominciato a scrivere da piccolo e già dall'inizio era attratto da storie strane e strampalate. Avevo una grande passione per l'horror che, un po' attenuata, conservo tuttora. Amo tutte le storie viscerali, nelle quali il narratore si mette completamente a nudo senza cercare mai di fingere: tutto quello che viene scritto, filmato, musicato con le budella. Odio la tecnica fine a se stessa e tutta la boriosità dell'intellettualismo sterile che poco, o meglio niente, ha a che vedere con la vera arte. Mi piacciono gli artisti che si mettono in gioco sempre e comunque, e non cercano di nascondersi dietro un palmo»
Una presentazione chiara - non c'è dubbio. Ma è quello che dice dopo che ci permette di ricavare qualcosa in più su Necrophylia:
«Non sono certamente un ottimista ma non mi definirei nemmeno pessimista. Diciamo solo che ho un modo un po' angoscioso di vedere le cose»
Veniamo all'intervista.
Come è nata l'idea di Necrophylia? Avevi già in mente qualcosa oppure tutto è venuto scrivendo?
Non ricordo precisamente. La maggior parte delle volte, quando scrivo parto da un’immagine (solitamente cerco immagini forti, macabre, grottesche, affini alla mia “scura” fantasia), poi da lì cerco di imbastire qualcosa. È tutto quello che so sul processo della scrittura. Nel particolare, credo che Necrophylia sia nato dall'immagine di questa donna anziana (la futura nonna Ester) che esplorava il suo corpo in modi non proprio convenzionali (come, appunto, fa nel romanzo).
Quanto tempo hai impiegato per portarlo a termine? Hai mai pensato di abbandonare il progetto e di dedicarti ad altro?
L'ho scritto durante l'esame di stato, penso di aver impiegato un paio di mesi per scriverlo e un altro mesetto per correggerlo. È stata la prima volta che sono riuscito a completare qualcosa che avevo cominciato. Non credo di aver mai avuto l'idea di abbandonarlo. Certo, ci sono state delle notti durante le quali mi risultava più difficile andare avanti ma non ho mai pensato di rinunciarci e cominciare qualcosa di nuovo.
Prima di spedirlo a quello che sarebbe stato il tuo editore, lo hai fatto leggere a qualcuno? C'è stata qualche reazione particolare?
Lo hanno letto alcune persone prima che lo pubblicassi, ma non ho ricevuto particolari reazioni. Anche se il libro è molto forte, chi mi conosce sa che quello è ed è sempre stato il mio stile, il mio modo di raccontarmi e quindi non ha avuto sorprese nel leggere. Certo, una storia particolare come quella di Necrophylia si presta a diversi tipi di opinione e, anche dopo l'uscita, sono stati diversi i pareri sul libro, ma, in ogni caso, nessuno di questi pareri mi è mai dispiaciuto più di tanto: la cosa più importante è che ho capito che è un libro che non lascia indifferenti, suscita in ognuno qualcosa e questo penso sia una specie di pregio!
A proposito di pregi, ne avrà almeno tre, Necrophylia? Quali sono?
Sincerità, sincerità e ancora sincerità. Per me, è la cosa più importante in un libro come in una qualsiasi altra forma d'arte. È la prima, fondamentale cosa che cerco. Se c'è quella si può partire da lì per costruire tutto il resto, ma senza quella non verrà fuori mai nulla di positivo, a mio parere.
E ora, passiamo ai difetti.
Sicuramente Necrophylia è un libro dove si nota la mancanza di esperienza di chi scrive. Avendolo scritto solo a 18 anni ed essendo stato il mio primo tentativo riuscito di scrivere qualcosa di lungo e completarlo, non poteva essere altrimenti. Anche stilisticamente, ora, lo trovo carente sotto alcuni punti di vista. Tutti difetti su cui ho lavorato durante la stesura del mio secondo romanzo, Anime tagliate, edito da ciesse edizioni e uscito pochi mesi fa.
Secondo te, il genere a cui appartiene e i contenuti che propone non potrebbero infastidire il lettore? Oppure, al contrario, lo spingerebbero all'acquisto?
Non credo Necrophylia si indirizzi esclusivamente ad una determinata fascia di pubblico. Credo sia un romanzo adatto un po' a tutti. Sono cosciente di aver scritto una storia molto forte, forse non adatta a chi è particolarmente debole di stomaco, ma credo che sia un libro che, alla fin fine, possa piacere a qualunque tipo di persona. Certo, ci si deve avvicinare alla lettura con una buona dose di cinismo e con un'immensa sincerità nel giudizio verso di sé e verso gli altri. Solo così, credo, si può andare oltre quello che la storia racconta.
La nonna del protagonista è un personaggio piuttosto particolare, è quello che colpisce di più. Non lo trovi, però, ai limiti della realtà, inverosimile?
Nonna Ester è sicuramente un personaggio grottesco, senza alcun dubbio. Ma nel suo personaggio così estremo credo ci sia molta verità. Sono molte le persone, non solo quelle anziane, che ancora non hanno cominciato a vivere, nonostante l'età. Persone che hanno maturato con la vita un debito impagabile, persone come nonna Ester che, dietro la sua stranezza, nasconde, a mio parere, un mondo ancora immacolato, fatto di dolcezza e di purezza, una donna che nella sua infinita paura di morire ha dimenticato anche di vivere e che, in vecchiaia, cerca di prendersi una rivincita da tutto quello di cui si è privata.
Davvero una bella descrizione. Quasi quasi, faccio “copia e incolla” nella recensione! Scherzi a parte, quanto c'è di vero in Necrophylia? E quanto di inventato?
Per quanto riguarda la trama, logicamente, non c'è nulla di veramente reale. Per il resto, però, posso dire che è tutto vero, tutto reale. Mi spiego meglio: il protagonista di Necrophylia, come tutti i miei personaggi, è la trasposizione di qualcosa che fa parte della mia vita e del mio mondo. Che sia chiaro, per evitare fraintendimenti: non sono certo un necrofilo! Quando parlo del mio mondo e della mia vita, intendo un certo mood, un feeling con quello che mi succede che è sempre presente, anche in storie così forti e al limite. Non a caso, i personaggi dei miei due libri, un necrofilo e un trans sadico, non li ho mai visti come personaggi "negativi"; per me erano, più semplicemente, due persone buone che soffrivano.
Domanda scomoda: cosa non ti è piaciuto della recensione?
A dirti il vero, senza false ipocrisie, credo che la recensione sia molto valida. Se proprio devo trovare qualcosa che non mi è piaciuto, devo dire che il titolo non lo trovo eccezionale. Per il resto, la recensione in sé credo sia tra le migliori che il romanzo abbia ricevuto da quando è uscito.
Ti ringrazio! Con i titoli, c’è sempre da “fare a cazzotti”… Stiamo per arrivare alla fine: un consiglio agli esordienti.
L'unico consiglio, se così è lecito chiamarlo, che mi sento di dare ad un esordiente o a chiunque si avvicini alla scrittura, è di farlo solo ed esclusivamente se lo sente sul serio, se sa che deve farlo. Tutti gli altri si astengano dalla scrittura o, per lo meno, evitino di mandare in giro per editori la loro roba.
Hai progetti per il futuro? Qualche anticipazione?
L'idea per il nuovo romanzo c'è già. Si tratterà di una storia, almeno per quello che riguarda la trama e i personaggi, meno estrema rispetto ai primi miei due libri. Contenutisticamente, in ogni caso, continuerà quel lungo discorso che ho cominciato con i miei due primi romanzi. Non ho ancora cominciato a lavorarci ma conto di cominciare presto. Nel frattempo, sto partecipando a vari concorsi e alcuni miei racconti sono in uscita in antologie varie (ad esempio due antologie di delos, 365 racconti horror per un anno, Il magazzino dei mondi e altre).
In bocca al lupo, Francesco! E che crepi! Sarò felice di recensire i tuoi prossimi lavori.
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Intervista di Michele Rainone a Francesco Scardone