Stupid white man
di Michael Moore
Mondadori, 2003
Traduzione di Brugnatelli E. e Colombo M.
€ 14.00
pp. 305
Per maggiori informazioni, il sito dell'autore: www.michaelmoore.com
Michael Moore premio Oscar nel 2003 con "Bowling a Columbine" racconta con sapiente ironia in questo libro il periodo del governo Bush con i suoi imbrogli e il suo spirito guerrafondaio.
Questo libro è un interessante documentario sul governo americano precedente all'attuale che ci aiuta a comprendere qual'è l'America ereditata da Obama e quali speranze possono essere riposte nell'attuale amministrazione degli Stati Uniti.
D'altronde nei mitici States sempre guardati come simbolo del progresso, già prima di parlare dell'attuale crisi economica, "analfabetismo, miseria, corruzione politica, alcolismo e inquinamento" vengono citati in queste pagine come alcuni dei mali che, all'epoca della pubblicazione del libro cioè pochi anni fa, minavano alla base la più grande democrazia del mondo (dopo l'India).
Attualmente alcune conquiste di civiltà e democrazia che appartengono alla vecchia Europa non sono patrimonio degli Stati Uniti.
Obama si è presentato alle elezioni promettendo una riforma della sanità che non è accessibile come in Italia ed in diversi Stati americani vengono ancora eseguite condanne a morte.
Il primato di esecuzioni capitali spetta ancora al Texas, dove prima di diventare presidente degli Stati Uniti, è stato governatore lo stesso Bush.
Molto interessante a riguardo è proprio il capitolo che parla della detenzione, dove uno dei racconti più impressionanti è l'alta percentuale di errori giudiziari e un altro dato che lo è altrettanto, è l'alta presenza rispetto all'intera popolazione carceraria, di cittadini provenienti dalle comunità nera e ispanica.
Inoltre la pena di morte costituisce una vera e propria ingiustizia sociale in quanto, nel sondaggio che qui viene citato, tra gli intervistati,
"il 65 percento si è detto convinto che, a parità di reato,per una persona povera sia più facile essere condannata a morte di quanto non lo sia per una di reddito medio o superiore alla media".
Soprattutto tutto il mondo non può dimenticare che proprio nel 2003 durante il primo mandato di Bush è scoppiata la guerra in Iraq, un pantano di morte e violenze dal quale ancora ai giorni nostri sembra non sia facile uscire fuori.
Ancora oggi il pericolo delle minoranze cristiane in Iraq, come purtroppo in altre terre del mondo arabo come il Pakistan, dopo i recenti attentati è un allarme che il mondo intero non può ignorare.
Ma l'elezione di Obama è stato il segnale che anche gli americani stessi hanno chiesto una svolta degli Stati Uniti nella propria politica e per il bene del mondo intero che, nonostante i vari provincialismi, è destinato a diventare sempre più globale, ci si augura un cambiamento della politica estera fino ad oggi adottata per raggiungere il bene più prezioso per l'umanità che è la pace.
Lucia Salvati
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