Esecuzione
di Angela Capobianchi
PIEMME linea rosa, 2011
euro 18,50
pp. 456
“Esecuzione” : sin dalla nomenclatura del titolo si delinea la dicotomia che caratterizza questo thriller.
Esecuzione come interpretazione di un brano musicale ed esecuzione come messa in atto di ciò che è stato accuratamente concepito…
Siamo in una tranquilla città di provincia, facilmente intuibile, agli occhi di chi la conosce bene, ma mai nominata, durante un marzo da colpo di coda di un inverno che non ha alcuna intenzione di cedere il passo alla primavera.
In questa città di mare, una pineta in cui
“di notte, quei pini, mandavano ombre lunghe che infittivano il buio, pennellandolo di toni minacciosi.”All’interno di essa un unico muro di cinta, bianco, al di là del quale,
“le chiome di alberi di alto fusto-pini marittimi, magnolie ed oleandri-celavano a malapena la facciata di una grande casa con le persiane verdi” che hanno sicuramente visto tempi migliori. Location perfetta per una esecuzione… Su un letto di aghi di pino il corpo martoriato di una adolescente: viso infantile, guance paffute, pelle liscia e bocca piccola e carnosa. Sembrava una bambina un po’ troppo cresciuta, più che una adolescente prossima alla maggiore età”Sulla testa uno squarcio profondo, regolare e preciso; sulla fronte un incisione, quasi una cesellatura.
Spetterà all’affascinante commissario Conti confrontarsi con questa dolorosa realtà investigativa.
Uomo dalle mille contraddizioni e, nella vita privata, inseguito da un onnipresente senso di frustrazione ed inadeguatezza, con il desiderio impellente di condurre un’esistenza votata alla più noiosa ma tanto agognata normalità: una moglie (ormai ex) un figlio (a cui è incapace di dare certezze e stabilità morale) una serie di gesti ripetitivi e rassicuranti come quelli di “curare una pianta, cucinare gli spaghetti, riparare un rubinetto…”
Cecilia Rossi, studentessa di liceo dotata di raro talento musicale, allieva dell’altera professoressa Luisa Baratti, proprietaria, quest’ultima, della villa nella pineta, è la prima vittima di un gioco al massacro compiuto da una mente criminale lucida ma al contempo ottenebrata da rancori, frustrazioni, invidie, desiderio di rivalsa, senso di inferiorità e sentimenti malsani, che non esita a servirsi degli affetti più cari, pur di portare a conclusione il suo disegno malvagio.
Su tutto e tutti aleggiano i fantasmi di Schumann, Bach, Debussy, Liszt, Chopin, che impongono con le loro melodie la colonna sonora della realtà e della finzione e condizionano fino all’inverosimile, loro malgrado, l’esistenza di Cecilia, Giulio,Francesco e Roberta.
L’autrice, Angela Capobianchi, magistralmente, con un linguaggio diretto, chiaro e rigoroso che tende, a mio avviso, a rispettare il principio della monosemia tipico dei termini scientifici, ma non per questo meno affascinante ed accattivante, lavora sulla trama come se fosse una sceneggiatura.
Affronta con coraggio gli ectoplasmi delle paure ataviche e delle ossessioni che lambiscono i lati più fragili del nostro inconscio, sino a giungere alla zona oscura della nostra anima e li esorcizza, lasciando al lettore, come nella migliore tradizione giallistica, un finale aperto a mille interpretazioni, ma con un’unica certezza: nessuno è mai al sicuro…
Arianna di Tomasso
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