di Nataša Dragnić
Feltrinelli, Milano 2011
€ 15.00
pp. 220
Traduzione di A. Pizzone
Quanto valore ha un amore tra bambini? Un mutuo riconoscimento all'asilo e uno svenimento inaspettato per un tracollo d'emozione possono segnare due vite? Luka e Dora rispondono affermativamente a queste domande, con i loro occhi spalancati sul cielo colmo di nuvole, a riconoscere forme immaginarie di gelati e animali fantastici. I loro passi affrettati lungo il litorale croato segnano le impronte di un'infanzia felice, segnata poi da una drammatica quanto inaspettata separazione per il trasferimento a Parigi della famiglia di Dora. E l'amore bambino sembra rimosso dalle vite dei ragazzi, che coltivano chi il sogno di diventare attrice chi l'attitudine alla pittura. Ed è proprio la pittura a offrire un'occasione fortuita per un incontro parigino e un nuovo ri-conoscimento, con successiva sincope. Ed è finalmente l'amore a liberarsi, potente e passionale, in un apparente scioglimento della vicenda. Fino all'inevitabile ritorno alla realtà e conseguente infrangimento dell'idillio: Luka rientra nella sua Croazia, dove lo attende Klara, abituale compagna di sempre, personaggio meno scontato di quanto sembri inizialmente; Dora, per quanto distrutta dal silenzio di Luka, riprende a recitare.
Ma la vicenda non è che appena cominciata: tra tensioni e utopici ricongiungimenti, il quesito che Nataša Dragnić affida ai protagonisti non è l'autenticità del loro amore, ma se l'amore è motivo sufficiente per cambiare vita, per abbandonare carriera e città, affetti e famiglia:
"E adesso cosa succede?"
Luka tace. Non vuole dire che non lo sa. Questo già lo sa, lei.
"Non si può andare avanti così".
"Ti amo".
"E basta, questo?".
Luka tace. Non vuole dire che non sa. Questo lo sa comunque, lei.
"Perché non puoi separarti?".
Luka abbassa la testa. Si sente male. Dora lo vede stanco, dilaniato, distrutto dalla battaglia tra volere e potere. Lo vede svuotato e umiliato dalla sua doppia vita, privo di forze.
(p. 160)
Proprio tra questi interrogativi si muovono i frammenti in cui è diviso il romanzo, e i salti temporali - a volte di anni, a volte di millisecondi - confermano o contrastano l'autosufficienza dell'amore. Così, Luka è tutt'altro che un "principe" da favola: Dora l'ha sempre chiamato così, fin dal primo incontro, ma neanche con la maturità apre gli occhi sulla sua vigliaccheria. Infatti, tanto quanto Dora è determinata e impulsiva, così Luka si lascia vivere, accoglie Dora tra le sue braccia ma non è in grado di agire davvero. Impietrito in un'inettitudine deludente per il lettore, Luka incarna l'indecisione e la debolezza di un uomo irrisolto: ama Dora ma non riesce a sottrarsi alla trappola tramata da Klara per farlo suo; vuole dipingere ma si fa travolgere dalla mediocrità del lavoro all'albergo di famiglia; vuole fuggire ma le pressioni della sorella Ana lo frenano. Dunque, Luka è l'uomo del "ma", e la sua passività smentisce il troppo facile assunto di credere Ogni giorno, ogni ora un comune romanzo rosa. Anche se gli elementi da love story non mancano, ma sono l'unico vero seme da cui cresce e si sviluppa l'intera narrazione. E' invece il particolare modo di declinare i suddetti elementi a destare novità e una qualche punta di originalità: il cosiddetto lieto fine che tutti ci aspettiamo in una storia d'amore tradizionale è parzialmente guastato dalla lunga serie di incontri dolciamari, segnati da temporanei addii e prove di tenacia estenuanti.
Uno stile semplice, estremamente paratattico, accompagna la narrazione con mozziconi di frasi, fortemente segmentati e intrisi di discorso diretto. Oltre un sistema metaforico abbondante (spesso segnato da termini di paragone marini), si aggiunge l'iterazione di particolari battute di dialogo, o elementi descrittivi, a segnare il perdurare di sentimenti sempre uguali pur in circostanze diverse e tempi mutati, in una favola acquarellata dal sapore vagamente aspro di salsedine.
Gloria M. Ghioni
Gloria M. Ghioni
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