Dopo la recensione al Diario (clicca qui per leggerla), ora anche l'intervista a Mirko Volpi. Vi ricordiamo che per contattare l'autore potete visitare la pagina Facebook.
D: Com'è nato il diario di Mirko V.?
D: Com'è nato il diario di Mirko V.?
R: Il Diario è nato casualmente, sul mio profilo Facebook. Un giorno, per l’esattezza il 26 aprile 2010 (data rimasta anche nel libro come inizio della narrazione), ho scritto per gioco uno status in cui ironizzavo sull’uso del social network come diario in pubblico di nessun interesse, utilizzando l’etichetta “Dal Diario di Mirko V.”. La cosa è piaciuta, ho trovato subito uno stile riconoscibile ed efficace, da agenda, coi verbi all’infinito, e ho proseguito finché la casa editrice Epika se n’è accorta e mi ha proposto di trasformare quei brani in un libro.
D: A prima vista si direbbe un'opera all'insegna dell'autobiografismo. Dove finisce Mirko V. e inizia Mirko Volpi?
R: All’inizio del libro scrivo: “Tutti gli eventi narrati sono frutto di immaginazione. Purtroppo”. Il Diario non è autobiografico. Non ho quei vicini, non esiste nessun don Livio, non ho fatto (quasi) nulla di ciò che narro. Negli ultimi anni si parla molto di “autofiction”, cioè di finzione autobiografica (i romanzi di Walter Siti ne sono un esempio); io insceno autobiograficamente il racconto di una vita che però non è la mia, se non in alcuni elementi esteriori: sono di Pavia, mi chiamo così, insegno in università, ecc. Nulla di più. Quel “purtroppo” è il punto di contatto tra il personaggio Mirko V., con le sue improbabili avventure, e l’autore Mirko Volpi. Che forse trasferisce al suo surreale e cialtronesco alterego qualche (ingigantita) ossessione.
D: Il diario è costellato di citazioni, quasi esclusivamente parodiate e per lo più della grande tradizione italiana: che senso ha questa presenza così forte della letteratra?
R: Credo si tratti di deformazione professionale (studiando letteratura per mestiere) che è finita però per tornare utile in questa parodia del diario di un intellettuale che io metto in scena. Utilizzare comicamente tutti questi riferimenti letterari è uno dei modi e dei livelli umoristici presenti nel libro.
R: Banalmente, non ho usato quelle prime foto per evitare problemi coi diritti d’autore, perché erano state tutte prese da internet. E ho fatto di necessità virtù, pensando cioè di chiedere le foto necessarie ad amiche che si sono felicemente prestate al gioco. Tutte le foto sono dunque di ragazze che conosco o ho conosciuto su FB: l’unica difficoltà è stata quella di adattare i brani già scritti della rubrica ai singoli scatti.
D: Come concili la tua attività di ricercatore universitario e storico della lingua con questo tipo di scrittura?
R: Anche se in apparenza (cioè in superficie) non pare esserci conciliazione alcuna, ritengo che la dimensone creativa e quella scientifica non confliggano affatto. Anzi: non è detto che una non possa talora corroborare l’altra, e viceversa. Lo studioso, il filologo che divaga – magari soltanto una volta nella vita – con libri di questo tipo, è una figura che stimo molto. Ambisco a che si dica lo stesso di me (ma qui sta parlando Mirko V., il cui mantra, ricavato dal maestro Maurizio Milani, è “vantarsi”).
D: Ci leggi un brano del diario?
R: Facciamo anche due.
“26 gennaio.Sabato ho portato l’amante all’Iper di Montebello. Porre rimedio all’ignobile tradimento. Andare all’Esselunga. Provarci fisso con tutte le cassiere. Recarsi dal direttore chiedendogli scusa. Già che ci sono, farsi caricare abusivamente la fidaty card di mille punti”.
“11 febbraio. C’è un grande scrittore dentro di me. Tenercelo”.
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Intervista a cura di A. M. Petrosino
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Intervista a cura di A. M. Petrosino